“Equità e sviluppo in Cile: i nuovi volti degli esclusi”: si intitola così il documento che la Commissione Giustizia e pace della Pastorale sociale-Caritas del Cile ha presentato ieri, come un contributo al dibattito sullo sviluppo integrale e più equo per la società cilena. Obiettivo del documento – informa una nota dei vescovi - è quello di favorire un maggiore dialogo sociale che permetta di prevenire situazioni di povertà e disagio e di formulare proposte che rendano più giusto e umano lo sviluppo del Paese.
Disuguaglianze sociali ed economiche sono scandalose
“Le diseguaglianze sociali ed economiche eccessive tra le persone o i popoli dell’unica
famiglia umana - si legge nel testo - sono scandalose e vanno contro la giustizia
sociale, l’equità, la dignità della persona umana e la pace sociale e internazionale”.
Di qui, il richiamo al fatto che “la legittima preoccupazione della Chiesa per l’equità
nella vita sociale deriva dalla sua propria natura ed identità come Popolo di Dio
e comunità di credenti”, al fine di costruire una società che sia “una comunità di
fratelli, in quanto tutti figli dello stesso Padre”.
20% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà
Strutturato in tre parti, il documento episcopale analizza, in primo luogo, il contesto
sociale attuale, legato alla globalizzazione, analizzando le sfide che devono affrontare
alcune categorie più vulnerabili, come donne, bambini, anziani, migranti. La seconda
parte, invece, riporta alcune “considerazioni etiche”, ribadendo il no della Chiesa
all’esclusione sociale, all’idolatria del denaro, all’iniquità che genera violenza
ed esortando anche alla salvaguardia del Creato. Il documento mette poi in evidenza
come la forte crescita economica del Cile, pari negli ultimi anni ad una media del
5 per cento, abbia certamente ridotto la povertà assoluta, ma senza di fatto diminuire
gli squilibri di fondo. Sotto il livello di povertà, infatti, riferisce la Commissione
Giustizia e pace, c’è ancora il 20% della popolazione cilena, percentuale che supera
il 22% per l’infanzia.
Dialogo, strumento fondamentale per rilanciare lo sviluppo sostenibile
Infine, nella terza parte, il documento episcopale suggerisce alcune proposte per
rilanciare lo sviluppo e l’uguaglianza nel Paese: al primo posto, viene indicato il
dialogo, “unico strumento per raggiungere accordi strategici che permettano uno sviluppo
sostenibile e dignitoso per tutti”, “spazio di incontro tra i differenti gruppi e
realtà del Cile nel quale, a partire dallo sforzo di comprendere il punto di vista
dell’altro, si possano trovare soluzioni che promuovano il bene comune e non gli interessi
individuali”, così da rendere il Paese “più giusto” e ridurre “l’esclusione e la povertà”.
Ulteriori suggerimenti riguardano, poi, l’avvio di politiche a lungo termine e l’attenzione
da porre alle periferie territoriali del Paese.
Evangelizzazione e promozione umana sono strettamente connesse
Un paragrafo a parte, inoltre, è dedicato al contributo che le confessioni religiose
possono dare all’uguaglianza: “Il proposito di una società più equa e di uno sviluppo
integrale – si legge – comporta una seria sfida alla coscienza cristiana, al dialogo
ecumenico ed interreligioso ed al suo apporto al bene comune, specialmente nella preoccupazione
per i più esclusi”. Di qui, il richiamo alla “stretta connessione tra evangelizzazione
e promozione umana” ed alla necessità di “un cammino di conversione, così da essere
uno stimolo per la coesione sociale”.
Sviluppo è autentico solo se è integrale e giusto
Di fronte, infine, “all’insoddisfazione di molti, alla sfiducia nelle istituzioni
ed alla perdita di unità nella società”, il testo si conclude con “l’invito a riflettere
ed a dialogare sul problema della disuguaglianza che colpisce così gravemente le radici
del sistema sociale”, perché “uno sviluppo autentico si realizza solo se è integrale
e giusto”. (I.P.)
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