2016-01-14 14:30:00

Usa: vescovi con le suore contro pratiche contraccettive


La Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) ha consegnato alla Corte Suprema una nota a sostegno del ricorso presentato dalle Piccole Sorelle dei Poveri per ottenere la totale esenzione dall’obbligo di fornire ai propri dipendenti piani assicurativi sanitari comprensivi di copertura per la contraccezione. Il documento è stato presento l’8 gennaio nell’ambito della causa “Zubik contro Burwell” che i giudici supremi dovranno esaminare quest’anno

Il ricorso delle religiose già respinto da un tribunale nel luglio 2015
Come è noto, l’estensione della copertura sanitaria obbligatoria anche alle pratiche abortive e contraccettive è uno dei punti più contestati dai vescovi dell’Affordable Care Act, la riforma sanitaria del Presidente Obama,  in quanto considerata lesiva della libertà religiosa e di coscienza. Il Ministero della Salute americano ha esonerato da tale obbligo solo le Chiese e organizzazioni confessionali che impiegano prevalentemente personale adibito ad attività religiose, ma non altre ong di carattere confessionale che svolgono attività sociali e di assistenza. Per queste ultime è prevista una soluzione di compromesso, in base alla quale esse sono comunque obbligate a notificare formalmente al Ministero che non intendono offrire tali servizi ai propri dipendenti, i quali saranno quindi affidati a soggetti terzi. Per le Piccole Suore dei Poveri e altre organizzazioni religiose, questa soluzione basta. Di qui il ricorso per ottenere l’esonero anche dall’obbligo di presentare la notifica, in mancanza della quale la normativa prevede pesanti multe. Un ricorso respinto lo scorso luglio dalla Corte di Appello del 10° Circuito e che adesso è giunto alla Corte Suprema.

In gioco non solo la libertà religiosa, ma l’interesse della società
​Nella nota presentata l’8 gennaio, la Conferenza episcopale sostiene le ragioni delle religiose, affermando che la copertura obbligatoria delle pratiche contraccettive lede non solo la libertà religiosa, ma tutta la società. Secondo i vescovi, le pesanti multe previste dalla normativa rischiano di mandare in rovina le organizzazioni che vogliono restare fedeli ai propri principi, “un risultato – affermano – che non giova a nessuno: né alle organizzazioni, né ai donatori, né agli utenti, né ai loro dipendenti”. Inoltre, essi ricordano gli importanti contributi dati dalle organizzazioni caritative cattoliche e da altre charities religiose che assistono milioni di persone ogni anno negli Stati Uniti. (L.Z.)








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