2016-01-14 12:53:00

Scoperto da Meter enorme archivio pedopornografico online


Scoperto in internet dall'associazione Meter onlus di don Fortunato Di Noto, uno dei maggiori archivi pedopornografici. Scene raccapriccianti in cui sono coinvolti neonati e animali. Per il sacerdote, da più di 25 anni impegnato contro la pedofilia, "ci troviamo difronte ad un crimine e ad uno scempio che non possiamo più tollerare". L'intervista è di Emanuela Campanile:

R. – È tra i più terribili, perché è il collettore di migliaia e migliaia di copie di video e - ahimè - anche con diverse decine di video con neonati che vengono legati, appesi, violentati, e ahimè anche da donne: questa è la cosa più drammatica. Poi il legame tra l’orrore pedopornografico, pedocriminale: ci sono soggetti che hanno perso non soltanto la dignità di essere uomini, ma il livello è così alto che indigna! Poi noi non troviamo più le parole per descrivere, perché – giustamente – noi non possiamo far vedere questo materiale, perché è contro la legge italiana la diffusione del materiale stesso. Ma è anche vero che sono situazioni di cui non possiamo tacere. È una società anche un po’ indifferente: in fondo in fondo sembra che sia una normalità il fatto che accada tutto questo ai bambini, ai minori. E allora il nostro appello è che si prenda coscienza! Se è bastato – perdonate se faccio questo esempio, ma anche nel rispetto dei bambini che muoiono nel mar Mediterraneo o nell’Egeo – una foto di Aylan che ha fatto il giro del mondo e ha sollevato i potenti della Terra per affrontare questa situazione difficile, e allora che dire di questi video! Di questi bambini, che non hanno un nome, che non sappiamo chi sono…

D. – Ma che ne è di questi bambini?

R. – Il problema è che non sappiamo nulla: né un nome né un cognome, di dove sono, da dove provengono. Forse li riconosciamo per una carnagione più o meno chiara o scura, con i tratti somatici occidentali o asiatici… Allora comprendiamo che è difficile l’individuazione. Ma è importante invece l’individuazione, ma soprattutto è anche importante individuare i soggetti che scambiano questo materiale, o che eventualmente – volesse Dio si potessero trovare! – lo producono. È una guerra ampia, grande, globale, che però richiede – e faccio un appello corale, perché qui non è un problema di appello di scandalo, ma corale – una presa di coscienza internazionale. Io desidererei che i grandi del mondo, e non soltanto loro, ma anche le semplici famiglie o chi lavora per la tutela dei bambini, alzi un po’ la voce. Che si attivino dei sistemi di individuazione maggiori, e una collaborazione internazionale di polizia. Perché sennò c’è il rischio di dire: “Beh, allora non facciamo il monitoraggio!”. Perché qual è il senso dell’attenzione della vigilanza, quando poi di fatto tutto si riduce soltanto all’indifferenza e al non affrontare il problema?

D. – Quando avete scoperto questo archivio pedopornografico?

R. – Lo abbiamo scoperto due giorni fa. Abbiamo anche segnalato alla Polizia neozelandese il server dove è allocato, perché partiva da là.

D. – Ma è già stato chiuso?

R. – No, ancora oggi è aperto: questa è la cosa che più ci impressiona! Dobbiamo far sì che le Forze di polizia internazionali attivino una serie di individuazioni possibili dei soggetti che hanno caricato il materiale e – perché no – che lo hanno scambiato, divulgato, e anche comprato, oltre al fatto che – speriamo – si possa trovare chi ha prodotto il materiale.

D. – Ma è vero che ci sono anche riferimenti alla Bibbia satanista?

R. – C’è caricata tutta la Bibbia satanista. Oltre a questa ci sono anche i simboli e i particolari video – parliamoci chiaro – di veri e propri sacrifici. Dobbiamo necessariamente attivare un impegno perché questi bambini, che già sono stati violati, abbiano almeno la giustizia e la consolazione di questa società. Io, dopo 25 anni di attività e di contrasto alla pedofilia e la pedopornografia, non so più che dire!








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