2016-01-12 13:52:00

Il ruolo dell'Ue e della Chiesa nella nuova fase di Cuba


Cuba è “interlocutore privilegiato” dell’Unione Europea, che anche in passato ha lavorato per superare l’embargo: è quanto afferma il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella. Di ritorno da una missione a Cuba, l’On. Pittella sottolinea le ragioni storiche, commerciali, politiche, culturali dell’Accordo di associazione tra Ue e Cuba che dovrebbe concludersi entro sei mesi. Inoltre, spiega il ruolo importante della Chiesa cattolica nel Paese caraibico in questa particolare fase storica dopo la richiesta di Obama al Congresso, il 17 dicembre scorso, di superare l’embargo da parte degli Stati Uniti. Ascoltiamo Gianni Pittella, nell’intervista di Fausta Speranza:

R. – Nell’Accordo ci sono pilastri che riguardano l’economia, che riguardano la cultura, che riguardano la politica, che riguardano anche i diritti umani. Per quanto riguarda l’economia, che è un settore che può interessare molto anche le imprese italiane ed europee, dal momento che l’isola è un terreno inesplorato importante dove c’è necessità di investimenti. E’ chiaro che Cuba deve garantire un quadro regolamentare legislativo che assicuri gli investimenti esteri e dia anche remunerazione. Lì, però, c’è da fare tutto. Cuba, tolto l’embargo, riceverà almeno cinque milioni di turisti in più di quelli che già riceve oggi. Arriveremo, quindi, ad otto, dieci milioni di turisti. Con quali infrastrutture? Con quali capacità di accoglienza? Con quale qualità di accoglienza si farà tutto questo? Lì c’è poco o nulla e c’è tutto da realizzare, in termini di alberghi, di ampliamento dei posti, di organizzazione telematica. La carta di credito, per fare un esempio, potevamo utilizzarla soltanto negli alberghi, ma non nei ristoranti, non nei negozi. Tutto questo è incompatibile con una espansione che avrà sicuramente Cuba.

D. – Che cosa dire di come la popolazione di Cuba guardi all’Unione Europea?

R. – Guardano all’Unione Europea come ad un partner privilegiato; si aspettano tantissimo da noi; vedono in noi anche un modello sociale ed economico diverso da quello degli Stati Uniti, quindi, molto più attento alla dimensione sociale, al fatto che si privilegino le piccole e medie imprese piuttosto che le grandi multinazionali. Tutto questo fa dell’Unione Europea, rispetto ai cubani, un partner privilegiato.

D. – Durante la missione a Cuba ha incontrato il card. Ortega. Che dire del ruolo della Chiesa in tutto ciò?

R. – Con le sue parole semplici, ma chiarissime, il card. Ortega ha spiegato come il ruolo della Chiesa sia stato e sia decisivo per la modernizzazione di quella realtà. Lui ha citato anche delle belle frasi, alcune attribuibili anche al Pontefice, Papa Francesco, secondo cui è necessario accompagnare un processo di modernizzazione o di democratizzazione di quella realtà, senza una contrapposizione che potrebbe essere lesiva e dannosa. Ci ha anche rimandato agli esempi che ci sono stati nei Paesi dell’Est europeo, dove da un momento all’altro si è passati da un regime comunista ad un sistema di democrazia di mercato, con cittadini che erano abituati fino al giorno prima ad avere le scuole gratis, i servizi gratis, la casa gratis, tutto gratis, a non avere la libertà e, ad un certo punto, si sono trovati con la libertà, ma senza un sistema di protezione statale, come era quello del regime comunista, e sono diventati i “perdenti” di una trasformazione di una rivoluzione democratica, che invece doveva essere un beneficio per quei cittadini. In effetti, la libertà è irrinunciabile per ciascuno di noi ma bisogna conseguire un obiettivo chiaro, quello di andare verso una completa modernizzazione senza un evento traumatico. Questo è un terreno su cui lavora benissimo la Chiesa. La Chiesa sta davvero svolgendo un ruolo eccezionale. Bisogna ringraziare personalità come il card. Ortega che, sulla scia del messaggio di Papa Francesco, sta svolgendo un ruolo fondamentale sia per Cuba sia per l’America Latina.








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