2016-01-08 14:22:00

Centrafrica: ballottaggio presidenziale per due ex premier


Nella Repubblica Centrafricana i risultati delle presidenziali dello scorso 30 dicembre vedono un testa a testa tra due candidati. Si tratta di due ex primi ministri: Anicet Georges Dologuélé e Faustin Archange Touadéra, che andranno al ballottaggio il prossimo 31 gennaio. Secondo i primi risultati diffusi dall'Autorità nazionale delle lezioni, Dologuélé, uno dei favoriti per la vittoria, ha raccolto 281.420 voti, il 23,78% dei suffragi, davanti al suo principale avversario, Touadéra, forte di 229.764 voti, pari al 19,42%. Per tracciare un profilo dei due sfidanti, Elvira Ragosta ha intervistato Enrico Casale, redattore della rivista “Africa” dei Padri Bianchi:

R. – Sono due persone che hanno già una grande esperienza. Intanto, sono coetanei: hanno entrambi 59 anni. Georges Dologuélé ha una formazione di carattere economico: è stato ministro delle Finanze nel 1997 e primo ministro dal 1999 al 2001. Il suo incarico come premier si è sviluppato soprattutto sotto la presidenza di Ange Philippe Patassé. Lui è il fondatore dell’Unione per il rinnovamento centrafricano, quindi è l’espressione di questo partito: dopo aver concluso il suo mandato, ha ricoperto importanti ruoli nell’ambito della finanza internazionale. Mentre Faustin Archange Touadéra è stato anch’egli premier della Repubblica Centrafricana ma dal 2008 al 2013, sotto la presidenza di François Bozizé, il presidente che poi è stato rovesciato dalla rivolta guidata da Seleka. A differenza di Dologuélé, Touadéra ha una formazione di carattere matematico e ha svolto la sua carriera professionale tutta all’interno dell’università di Bangui. Ma le differenze tra i partiti sono difficili da definire precisamente, perché non ci sono forti connotazioni di carattere ideologico.

D. – Il secondo turno delle presidenziali è previsto per il prossimo 31 gennaio. Quali saranno le priorità per il nuovo presidente della Repubblica Centrafricana?

R. – La prima priorità è quella della riappacificazione nazionale. Il Centrafrica è innanzitutto un Paese diviso dal punto di vista religioso e queste divisioni hanno portato a una spaccatura della società. Quindi, la riconciliazione è certamente la priorità assoluta per chiunque venga eletto alla presidenza. In secondo luogo, il Centrafrica sta vivendo un’emergenza economica, perché è uno dei Paesi più poveri al mondo nonostante sia un Paese che ha ottime riserve di risorse naturali: penso al legname pregiato ma anche all’oro e soprattutto all’uranio.

D. – E in questa instabilità di tipo economico, quanto pesano gli interessi degli altri Paesi?

R. – Tantissimo. In Repubblica Centrafricana si sta giocando una partita più grossa a livello internazionale, per il controllo delle risorse naturali. La Repubblica Centrafricana è uno dei Paesi che con il suo uranio, per esempio, ha favorito lo sviluppo dell’industria nucleare in Francia, ma ci sono anche altri interessi di altre nazioni. Penso alla Cina e agli Stati Uniti, al Sudafrica … Si parla anche di ingenti giacimenti di diamanti, ai quali proprio il Sudafrica appare interessato.

D. – Due anni di guerra civile e poi, nel 2013, la deposizione del presidente Bozizé; infine, il governo di transizione. Di cosa ha bisogno la Repubblica Centrafricana per garantire la pace?

R. – Bè, ha bisogno di un sostegno internazionale, di una missione consistente che riporti la pace in tutto il Paese, non soltanto nella capitale Bangui e nelle principali città. Poi, c’è bisogno di una riconciliazione tra le diverse fedi religiose: penso soprattutto alla comunità musulmana e alla comunità cristiana. A livello di gerarchie della Chiesa cattolica, delle Chiese riformate ma anche della gerarchia musulmana la volontà c’è, ma la rappacificazione deve arrivare nella società e non è ancora abbastanza diffusa l’idea di una riconciliazione generale con una sorta di perdono per riuscire ad andare avanti, come ha capito il Sudafrica dopo l’apartheid.

D. – A proposito di questo e in occasione della visita di Papa Francesco per l’inaugurazione del Giubileo della Misericordia, la presidente di transizione Samba Panza ha invocato nel suo discorso, a nome della classe politica, il perdono per gli abomini commessi nel Paese in nome della religione. Quanto è stato forte, secondo lei, questo discorso per la classe dirigente centrafricana?

R. – Questo non si può dire adesso: si vedrà nei prossimi mesi se non addirittura nei prossimi anni. E’ vero che le divisioni tra le comunità musulmane e cristiane fossero artificiose: non c’era mai stata una contrapposizione tra le due fedi, tra le due comunità nella Repubblica Centrafricana. C’erano stati altri problemi politici, ma mai questo e questa contrapposizione è legata soprattutto agli interessi di cui si parlava prima: di carattere economico, per lo sfruttamento delle risorse naturali della Repubblica Centrafricana.








All the contents on this site are copyrighted ©.