2016-01-07 17:56:00

Giubileo. La misericordia non vuol dire diventare zerbini


"La misericordia non è una sorta di buonismo per cui Dio diventa il Babbo Natale che va bene a tutti, e nello stesso tempo non è la dimensione che asseconda la tendenza alla sopraffazione che portiamo nel nostro cuore". Lo scrittore Paolo Curtaz, autore de “Il Giubileo spiegato ai bambini” (Paoline), sottolinea quanto il Vangelo è più semplice da capire paradossalmente da un bambino piuttosto che da un adulto e che le famiglie non sono abituate ad educare nell’orizzonte della misericordia. "Ormai è sotto gli occhi di tutti che le relazioni tra adulti sono sempre più basate su relazioni di forza. Allora la fatica e l'opportunità di questo Giubileo - precisa Curtaz - è proprio trovare parole nuove che dicano che la misericordia non è roba da sacrestia ma atteggiamento che può cambiare il mondo". 

Sulla stessa linea Antonella Mammarella, insegnante in una Scuola Primaria de L’Aquila, guida spirituale per Esercizi Spirituali Ignaziani, che racconta un episodio emblematico capitato in una prima elementare, espressione delle necessità di avviare dei veri corsi di approfondimento sulla genitorialità: "Ho chiesto ai bambini di realizzare un disegno come augurio per Natale. Una bambina ha disegnato un Gesù Bambino con accanto due angioletti, erano i soli a coccolarlo, a sorreggerlo. Scomparsi Maria e Giuseppe. C'era sì la sua vita, in una città così ferita dal disastro del terremoto dove si avverte tantissimo la mancanza di una comunità, il senso di solitudine. Ma era anche più in generale l'immagine eloquente di come i genitori esistano ma siano di fatto assenti, essi alle volte allevano ma non educano. In quel disegno l'augurio di fraternità, di relazioni belle e buone". Ad oggi la misericordia del dopo terremoto è stata abbondante? "Noi siamo stati ricoperti di opere di misericordia. Ora abbiamo bisogno di speranza, perché rischiamo che lo scoraggiamento derivante ancora dalla precarietà edilizia faccia svanire la gratitudine e la memoria per quelle stesse opere ricevute in dono".








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