Le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano vivono oggi la vigilia della celebrazione del Natale, come ricordato da Papa Francesco all'Angelus dell'Epifania. Una di queste comunità è quella copta, che si prepara a celebrare la Natività di Cristo in un clima di maggiore distensione rispetto ai giorni drammatici di pochi anni fa, quando stragi di marca jihadista insanguinarono chiese e monasteri copti in Egitto. Ne parla il vescovo di Giza, mons. Antonious Aziz Mina, intervistato da Alessandro De Carolis:
R. – Quest’anno il Natale ha un sapore un po’ differente, visto che è l’Anno della Misericordia. In tutte le eparchie abbiamo aperto la Porta Santa e ci prepariamo al Natale in questa atmosfera. La nascita di Cristo è l’icona della Misericordia di Dio, è la presenza della misericordia incarnata tra di noi.
D. – La Chiesa in Egitto ha attraversato in questi ultimi anni dei momenti difficili, anche dolorosi. Com’è la situazione adesso?
R. – La situazione è calma. Con i moderati abbiamo un ottimo rapporto. Abbiamo difficoltà con i fanatici che non sono solo contro i cristiani, ma sono contro tutti. I cristiani forse sono solo la via per arrivare a tutti per disturbare, per mettere disordine in tutto il Paese.
D. – Avete ricevuto nuove minacce di tipo jihadista?
R. – Queste minacce sono sempre all’ordine del giorno, soprattutto nei giorni di festa. Qualche volte le prendiamo sul serio, qualche volta no. È la stessa identica cosa con le minacce in Europa, hanno persino minacciato il Vaticano… Ma quest’anno dobbiamo veramente ringraziare il Signore perché guardando intorno a noi – dalla Siria, alla Libia, allo Yemen – qui in Egitto siamo riusciti con l’aiuto di Dio nel giugno del 2013 a mettere piede sulla strada giusta facendo la Costituzione, poi le elezioni presidenziali, poi quelle parlamentari – i parlamentari si radunano il 10 di questo mese. Questo dimostra che l’Egitto ha già messo piede sulla strada giusta e ha rotto la catena dei Fratelli musulmani volta alla creazione di questo Stato islamico Daesh.
D. – Quindi, di questo rinnovato clima di fraternità hanno beneficiato i rapporti tra la comunità cattolica e quella musulmana…
R. – Tutti quanti. Quando partecipai alla redazione della Costituzione nella Commissione dissi: “Io vengo per difendere i diritti di tutti gli egiziani”. Non ci sono i “diritti dei cristiani”: ci sono i diritti dei cittadini soprattutto, perché quando tutti gli egiziani avranno avuto i loro diritti, di conseguenza li avranno ottenuti anche i cristiani. Questa divisione è fittizia. Non va seguita, ora dobbiamo parlare di cittadinanza e di umanità. L’uomo è uomo, ed in quanto uomo ha il suo valore in sé stesso che sia cristiano, musulmano o ateo.
D. – Allora, vorrei chiederle proprio come vescovo, ma anche come egiziano, quali sono gli auguri per il Natale che fa al suo Paese?
R. – Al mio Paese rivolgo un augurio, lo stesso che rivolgo a tutto il mondo: un augurio di pace vera, interna, che esce dal cuore e che fa conciliare la persona con sé stessa, con gli altri e con tutto il mondo. Questa è la prima cosa. La seconda cosa che voglio augurare è la felicità, che non arriva se non con un amore intenso con Dio, che si riflette per forza sulle relazioni con gli altri.
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