2016-01-06 10:02:00

Natale copto. Mons. Mina: Egitto ha spezzato il giogo jihadista


Le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano vivono oggi la vigilia della celebrazione del Natale, come ricordato da Papa Francesco all'Angelus dell'Epifania. Una di queste comunità è quella copta, che si prepara a celebrare la Natività di Cristo in un clima di maggiore distensione rispetto ai giorni drammatici di pochi anni fa, quando stragi di marca jihadista insanguinarono chiese e monasteri copti in Egitto. Ne parla il vescovo di Giza, mons. Antonious Aziz Mina, intervistato da Alessandro De Carolis:

R. – Quest’anno il Natale ha un sapore un po’ differente, visto che è l’Anno della Misericordia. In tutte le eparchie abbiamo aperto la Porta Santa e ci prepariamo al Natale in questa atmosfera. La nascita di Cristo è l’icona della Misericordia di Dio, è la presenza della misericordia incarnata tra di noi.

D. – La Chiesa in Egitto ha attraversato in questi ultimi anni dei momenti difficili, anche dolorosi. Com’è la situazione adesso?

R. – La situazione è calma. Con i moderati abbiamo un ottimo rapporto. Abbiamo difficoltà con i fanatici che non sono solo contro i cristiani, ma sono contro tutti. I cristiani forse sono solo la via per arrivare a tutti per disturbare, per mettere disordine in tutto il Paese.

D. – Avete ricevuto nuove minacce di tipo jihadista?

R. – Queste minacce sono sempre all’ordine del giorno, soprattutto nei giorni di festa. Qualche volte le prendiamo sul serio, qualche volta no. È la stessa identica cosa con le minacce in Europa, hanno persino minacciato il Vaticano… Ma quest’anno dobbiamo veramente ringraziare il Signore perché guardando intorno a noi – dalla Siria, alla Libia, allo Yemen – qui in Egitto siamo riusciti con l’aiuto di Dio nel giugno del 2013 a mettere piede sulla strada giusta facendo la Costituzione, poi le elezioni presidenziali, poi quelle parlamentari – i parlamentari si radunano il 10 di questo  mese. Questo dimostra che l’Egitto ha già messo piede sulla strada giusta e ha rotto la catena dei Fratelli musulmani volta alla creazione di questo Stato islamico Daesh.

D. – Quindi, di questo rinnovato clima di fraternità  hanno beneficiato i rapporti tra la comunità cattolica e quella musulmana…

R. – Tutti quanti. Quando partecipai alla redazione della Costituzione nella Commissione dissi: “Io vengo per difendere i diritti di tutti gli egiziani”. Non ci sono i “diritti dei cristiani”: ci sono i diritti dei cittadini soprattutto, perché quando tutti gli egiziani avranno avuto i loro diritti, di conseguenza li avranno ottenuti anche i cristiani. Questa divisione è fittizia. Non va seguita, ora dobbiamo parlare di cittadinanza e di umanità. L’uomo è uomo, ed in quanto uomo ha il suo valore in sé stesso che sia cristiano, musulmano o ateo.

D. – Allora, vorrei chiederle proprio come vescovo, ma anche come egiziano, quali sono gli auguri per il Natale che fa al suo Paese?

R. – Al mio Paese rivolgo un augurio, lo stesso che rivolgo a tutto il mondo: un augurio di pace vera, interna, che esce dal cuore e che fa conciliare la persona con sé stessa, con gli altri e con tutto il mondo. Questa è la prima cosa. La seconda cosa che voglio augurare è la felicità, che non arriva se non con un amore intenso con Dio, che si riflette per forza sulle relazioni con gli altri.








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