2015-12-29 12:27:00

Thomas Becket, martire per la libertà della Chiesa


La Chiesa celebra oggi la memoria di San Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, morto martire nel 1170 sotto il regno di Enrico II d’Inghilterra. La sua vicenda – che ha ispirato tra l’altro il capolavoro letterario di Thomas Eliot, “Assassinio nella cattedrale” – è emblematica di cosa significhi essere fedele a Cristo senza cedere alla tentazione di condurre una vita evangelica sfruttando poteri e rendite di posizione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Il momento prima, gigantesco uomo di Stato, ossequiato anfitrione con l’odore del potere. Il momento dopo, un semplice uomo del Vangelo con l’odore dei poveri. La gloria può vestire morbidi panni o un saio austero, dipende da dove la si cerchi.

Strenuo difensore della Chiesa
Quando Thomas Becket accetta di diventare arcivescovo di Canterbury – lui, cancelliere di sua maestà, cioè il numero due del regno d’Inghilterra – sa che sta per attraversare un ponte che gli crollerà alle spalle. Se fino ad allora era stato il primo consigliere di re Enrico II – che premeva perché accettasse il seggio di Canterbury così da avere un alleato per i suoi piani – non appena insediatosi, il nuovo arcivescovo diventa strenuo difensore della Chiesa e dunque, in un attimo, primo nemico del suo amico re. Il fatto è che Becket è uomo dal cuore integro e se la sua carica precedente gli chiedeva di spalleggiare il suo signore, ora accade lo stesso, solo che il Signore di cui è ora ministro è un Altro, che non siede in trono ma è appeso in Croce.

Senza esitare
È il 1161 quando Becket lascia Londra per la sede di Canterbury. Feste e fasti di corte diventano un ricordo. La sua vita ora è in ginocchio in preghiera, è abbondante elemosina per i poveri, è chinarsi sul pagliericcio di un malato. Ed è contrasto fiero e duro con il suo re. Il piano di Enrico II prevedeva l’appoggio del “suo” Thomas per limitare i privilegi della Chiesa a vantaggio della corona. Ma il diniego irremovibile di Becket manda tutto all’aria. Le Costituzioni di Clarendon non vengono sottoscritte dall’arcivescovo di Canterbury, che anzi si appella al Papa Alessandro III per chiedere aiuto. Intanto si dimette e lascia l’Inghilterra.

“Sono vescovo e sacerdote di Dio”
Torna in patria dopo sei anni, trascorsi in un monastero cistercense e anche come ospite del re di Francia, Luigi VII. Torna, ma anche l’ultimo barlume dell’antica amicizia con Enrico II ormai è spento. Un ulteriore contrasto accende la miccia di una vendetta che la storia sostiene non fosse nelle intenzioni del monarca inglese. In ogni caso, la richiesta proferita un giorno – cronaca o mito che sia – che qualcuno lo liberasse da quel vescovo detestato viene presa sul serio da quattro cavalieri. I quali il 29 dicembre 1170 piombano in cattedrale a Canterbury urlando: “Dov’è Thomas il traditore?”, e ricevendo in risposta: “Sono qui, ma non sono un traditore, bensì un vescovo e sacerdote di Dio”. Thomas Becket cade sotto le coltellate e quel giorno nasce al cielo un martire per la Chiesa inglese. La gente viene in massa a visitarne la tomba, Papa Alessandro lo canonizza due anni dopo la morte. Ha commentato uno storico inglese: “Thomas non aveva vissuto come un santo, ma morì come tale, un uomo dai molti aspetti che cercava la gloria, che trovò alla fine, con coraggio e abnegazione”.








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