2015-12-29 12:37:00

Terrorismo: due arresti in Belgio. Hacker contro l'Is sul web


Allarme terrorismo: due le persone arrestate in Belgio con l’accusa di pianificare attentati nei giorni di Capodanno in luoghi simbolici di Bruxelles. Trovato materiale di propaganda dell’Is e uniformi militari. Il governo ammette che il sostegno all’estremismo islamico è maggiore di quanto stimato e promette un giro di vite e una nuova banca dati sui jihadisti per coordinare le ricerche. Ma la lotta al terrorismo avanza sempre più anche on line, specie tra gli attivisti di Anonymous. Del giorno di Natale il loro annuncio di aver sventato un attentato in Italia e  la promessa: “Cancelleremo 1000 account sospetti al giorno”. Ma quanto sono attendibili e come possono contribuire gli hacker in una battaglia globale all’Is? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Matteo Flora esperto di monitoraggio e sicurezza informatica:

R. – Che cosa possono fare? In genere, molto. Perché si può rilevare tutta una serie di segnali, account – quindi profili – sui vari social network, sistemi di comunicazione, e si possono rilevare anche persone. In genere, però, questo tipo di analisi deve poi avere il supporto locale delle forze dell’ordine che intervengono.

D. – Sarebbero in grado di sventare un attentato?

R. – E’ possibile, se l’attentato si basa – ad esempio – su una sofisticata rete di comunicazione che può essere bloccata, e a poche ore dall’attentato il fatto di distruggere i canali di comunicazione che vengono utilizzati e che magari sono stati creati mesi prima, potrebbero a tutti gli effetti compromettere l’azione di terrorismo.

D. – Per quale motivo si combatte l’offensiva di Anonymous?

R. – Sono sempre legati a un concetto esteso di libertà, quindi Anonymous agisce su tutti i regimi repressivi o regimi di terrore. Che siano regimi nazionali o che siano in questo caso attacchi terroristici, poco cambia.

D. – A che livello è la collaborazione con le autorità?

R. – Storicamente è sempre stata molto complessa, sia perché Anonymous non condivide buona parte dei suoi risultati in maniera preventiva con l’Intelligence sia perché comunque, viste le diverse persecuzioni dei membri del collettivo in buona parte del mondo, non esiste un regime di grande fiducia tra l’identità collettiva di Anonymous e gli inquirenti. Spesso proprio non esiste il contatto, cioè i dati che Anonymous rilascia sono spesso rilasciati direttamente al vasto pubblico e l’Intelligence è solo una delle realtà che usufruisce di questi dati.

D. – L’obiettivo – quelli di Anonymous lo hanno ribadito – è quello di rallentare la propaganda dell’Is on line. Ma di tutta risposta gli esperti cosiddetti dell’Is non sono rimasti a guardare: hanno diffuso on line addirittura dei manuali per difendersi. Vuol dire che è una lotta tra pari? E’ una lotta informatica, quella che stiamo vivendo?

D. – Stiamo parlando di un conflitto telematico a tutti gli effetti; stiamo parlando, in realtà, di un conflitto che vede contrapposti diversi tipi di organizzazioni. Senza ombra di dubbio, parte di questo conflitto digitale consiste in operazioni volte a manipolare l’opinione pubblica, da una parte e dall’altra. E secondo me, questi sono in realtà il tipo di attacchi che porterà a maggiori risultati.

D. – L'Is ha altrettanti esperti in questo campo?

R. – Bè, da questo punto di vista sì: pare ovvio. Basta vedere anche solo come si muovono gli organi di comunicazione: l’ultimo spot diffuso su Daesh potrebbe essere benissimo un provino di un nuovo gioco di ultima generazione. Le tecniche utilizzate – di montaggio, di analisi, di grafica – non hanno nulla da invidiare alle migliori produzioni cinematografiche e televisive. Non dimentichiamo che non stiamo parlando di beduini del deserto, come tanta gente si immagina Daesh operativa; ma stiamo parlando di una rete internazionale che ha a disposizione moltissimi agenti sul territorio con un livello di istruzione elevato, se non elevatissimo, professionisti nel loro ambito che semplicemente si votano a una causa.








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