2015-12-29 13:13:00

Guinea libera dall’Ebola: storia di Noubia, sopravvissuta grazie a Msf


Dopo la Sierra Leone a novembre, anche la Guinea Conakry è stata dichiarata fuori pericolo dal virus ebola. Ad annunciarlo oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), seguendo l’evolversi del virus di febbre emorragica che ha ucciso oltre 2.500 persone nel Paese dell'Africa Occidentale, con 3.800 casi su un totale di 28.000. Sono infatti trascorsi 42 giorni dal decesso o dal ricovero dell’ultimo paziente, senza che in questo periodo si siano registrati nuovi contagi. Ora anche la Liberia - che ha registrato il numero più alto di vittime, circa 4.000 - attende la conferma della fine dell'epidemia, scoppiata nel dicembre del 2013. Ma come questa tragedia lascia di fatto la Guinea? Giada Aquilino lo ha chiesto a Chiara Burzio, infermiera torinese di Medici Senza Frontiere (Msf), appena rientrata da Conakry:

R. – L’ebola, dopo quasi due anni di epidemia, ha segnato profondamente tutti e tre i Paesi: non solo la Guinea, ma anche la Liberia e la Sierra Leone; ha lasciato più di 11.300 morti e, fortunatamente, anche 15 mila sopravvissuti. Si tratta di pazienti che hanno problemi non solo fisici, ma anche psicologici. L’ebola lascia delle conseguenze per cui queste persone devono essere prese in carico da un sistema sanitario che però è stato colpito profondamente. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’ebola ha attaccato e ucciso più di 110 operatori sanitari.

D. – Questo virus ha provato il Paese anche dal punto di vista economico e sociale. Cosa c’è da fare ora?

R. – Bisogna prendere in cura i sopravvissuti e bisogna non abbassare la guardia, restando sempre in allerta, perché è vero che l’ebola è finita per ora ma è sempre possibile che questa epidemia ricominci.

D. – Come avete operato in questi mesi?

R. – Dall’inizio dell’epidemia, Medici Senza Frontiere ha operato in Sierra Leone, Guinea e Liberia con 3.500 staff locali, nazionali, e 300 staff internazionali. Per due anni si è lavorato nei centri di trattamento dell’ebola, per cercare di salvare più vite possibili ed arginare l’epidemia.

D. – C’è un episodio che durante le vostre operazioni l’ha colpita in modo particolare?

R. – Sì, assolutamente. Durante la mia ultima missione in Guinea – sono tornata il 15 dicembre scorso – abbiamo “chiuso” l’epidemia con l’ultima paziente, una bimba nata nel nostro centro di trattamento dell’ebola a Conakry, da una mamma positiva alla malattia e nata anch’ella positiva. E’ la prima neonata sopravvissuta e guarita dall’ebola al mondo.

D. – Come si chiama?

R. – Noubia. Sta bene e la seguiamo tutte le settimane nel nostro centro. La mamma purtroppo è deceduta per emorragia il giorno in cui ha dato alla luce Nubia.

D. – Questa è un’altra faccia del dramma, cioè i bambini orfani. Sono oltre seimila in Guinea. Come si cerca di far fronte a tale emergenza?

R. – Il governo della Guinea e altre associazioni stanno cercando di far fronte al problema, prendendo in carico i bambini e cercando famiglie adottive. Si spera di dare supporto a tutti. Più che altro noi, come Msf, ci mettiamo in contatto con le associazioni che se ne occupano e facciamo da collante con le altre organizzazioni.

D. – L’emergenza ebola è stata dichiarata conclusa in Guinea e a novembre in Sierra Leone. Rimane la Liberia…

R. – La Liberia era stata già negli scorsi mesi dichiarata libera dall’ebola, ma ci sono stati altri casi sporadici. In questo momento anche lì si sta facendo il conto alla rovescia: la Liberia dovrebbe essere dichiarata libera dall’ebola all’inizio del 2016, se non si verificheranno altri casi.








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