2015-12-28 17:34:00

Il 'tempo', nemico e amico. Un volume di mons. Gioia


L'approssimarsi delle feste di fine anno è un periodo ideale per arrovellarsi su una delle questioni metafisiche che, da tempo, è il caso di dirlo, appassiona filosofi, scrittori e scienziati: lo scorrere del tempo. Un florilegio di riflessioni e citazioni colte e detti popolari su questo tema è contenuto nel volume "Fare pace con il tempo: nemico e amico", edito di recente dalla Libreria Editrice Vaticana e firmato dall'arcivescovo Francesco Gioia, teologo e padagogo, attualmente presidente della Peregrinatio ad Petri Sedem. Prendendo spunto da questo saggio si confrontano ai nostri microfoni Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista, autore della prefazione al volume, e p. Gianluigi Pasquale Ofm cap., teologo, docente alla Pontificia Università Lateranense e autore della postfazione. 

L'accelerazione della tecnica

"Oggi - spiega Galimberti - non viviamo nel tempo, ma nella sua accelerazione. Non abbiamo più tempo, non abbiamo mai tempo, perché il nostro tempo non è deciso da noi, ma dalla relazione che abbiamo con i nostri mondi di appartenenza: e dunque soprattutto con il lavoro. Lavoriamo anche a casa, perdiamo le relazioni affettive, siamo sempre legati al tempo degli altri: il tempo degli apparati dove lavoriamo o attraverso cui ci esprimiamo". "Dunque - spiega lo studioso, approfondendo uno dei temi del libro - il tempo è diventato per noi quasi un giogo, ci tiene le redini al collo". Per Galimberti è la tecnica a renderci 'spaesati' e dunque incapaci di 'fare pace con il tempo'. "La tecnica non ha uno scopo, non ha in vista nessuna salvezza, non dice la verità. Esprime semplicemente il proprio sviluppo in una modalità autoreferenziale: sviluppo tecnico che noi scambiamo per il progresso, mentre io penso che invece riduca la possibilità delle relazioni umane". 

Riappropriarsi del tempo

Ed è proprio nelle relazioni personali che è possibile trovare uno strumento per ritrovare un rapporto armonioso con lo scorrere del tempo. "Il tempo - spiega p. Pasquale - può essere anche una modalità opportuna per incontrare gli altri, stabilire relazioni e, per chi è credente, per incontrare lo stesso Signore Gesù Cristo". "Il nostro tempo - spiega il teologo - può essere fatto da tante 'e' congiuntivi (ieri 'e' oggi) o da tante 'è' copulativi (oggi 'è' un tempo opportuno). Si tratta di scegliere tra gli 'e' congiuntivi, che possono anche portare noia, e gli 'è' copulativi che invece portano a intessere relazioni". "Il tempo in quanto tale non esiste, come spiega bene l'arcivescovo Gioia in questo volume", commenta ancora p. Pasquale. "Ma se le relazioni sono non solo uno stare con gli altri, ma anche un prendersi cura degli altri, possono diventare davvero il tempo della felicità e addirittura il tempo del Natale, cioè della vera gioia".   








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