2015-12-27 12:29:00

A Scampia prosegue l'opera del centro Hurtado


Non è facile la vita a Scampia, quartiere periferico di Napoli: 4 chilometri quadrati dove vivono circa 80.000 persone. E' qui che opera il centro Hurtado, gestito dai Padri gesuiti, che cercano di dare un futuro ai giovani. Su questo quotidiano impegno si sofferma, al microfono di Maria Cristina Montagnaro, il presidente del centro padre Fabrizio Valletti:

R. – Dal 2005 abbiamo ricevuto dal comune di Napoli una struttura che è stata costruita apposta per svolgere attività culturali, il centro Hurtado, dal nome di un gesuita cileno. Abbiamo una biblioteca, una scuola di musica, una sala informatica …

D. – Quanti ragazzi aiutate?

R. – Il circuito della musica conta 60-70 bambini, quello della biblioteca altrettanti. Ci sono poi molti scout del nostro gruppo che gravitano su questo centro per fare formazione al cinema.

D. – Come potete coinvolgere i ragazzi e salvarli dalla strada?

R. – Abbiamo un contatto con le persone. Noi stessi siamo un po’ preti di strada. Attraverso alcuni giovani che vengono a fare animazione entriamo nelle case, al campo rom, e cerchiamo di attirare i ragazzi a fare queste esperienze formative.

D. – Che cosa insegna ai ragazzi?

R. – Intanto le regole e che si può vivere onestamente, poi la capacità di stare insieme, il non avere conflittualità, il non entrare in competizione, cosa che anche per gli adulti è un problema serio. Abbiamo dato vita ad una cooperativa sociale con la quale abbiamo due attività produttive: quella della sartoria per le giovani donne e una di rilegatoria e restauro del libro. Questo è un esempio di obiettivo compiuto: aiutare le persone e aiutare onestamente.

D. – Che cosa chiedete alle istituzioni?

R. – Intanto di essere presenti. Purtroppo il quartiere di Scampia, che conta 80mila persone, è governato dai camorristi che senza violenza controllano gli appartamenti, i negozi, la droga, il contrabbando, l’usura. E' una rete nascosta, ma che incide in modo tale da scoraggiare ogni investimento onesto per la produzione, per le attività culturali. Noi abbiamo tante scuole, ma c’è una fortissima dispersione, non ci sono attività produttive. Il lavoro nero mortifica soprattutto le ragazze, le donne.

D. – Può dare un messaggio di speranza?

R. – La speranza nasce dai volontari e da persone che vengono, anche da fuori Napoli, attirate dalla voglia di lavorare e di mettersi al servizio degli ultimi, credenti e non credenti. Ogni anno più di duecento persone vengono ad aiutarci a fare animazione per i bambini, a fare laboratori. La cosa più bella è che dal punto di vista evangelico scoprono sul volto dei più piccoli un segno di speranza, una voglia di promozione e di dignità.








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