2015-12-24 13:33:00

Mons. Sorondo: il programma di Francesco sono le Beatitudini


Nel tweet per la Vigilia del Natale del Signore, Papa Francesco torna a parlare di Dio che si fa piccolo come un Bambino per manifestarci tutto il suo amore. Proprio su questo pensiero, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di uno dei più stretti collaboratori di Francesco: l’arcivescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali:

R. – E’ chiaro che “farsi piccolo” vuol dire Natale, perché Dio si fa Bambino: non solo si incarna! Il Verbo di Dio lo fa naturalmente con tutte le condizioni della natura umana e quindi con la nascita. Tutti hanno ammirato quando il Papa dice “si fa piccolo”: è un bambino, completamente disarmato… Immediatamente fa nascere in noi il sentimento della cura, della responsabilità, del fare qualcosa per Lui.

D. – La rivoluzione di Gesù è “la rivoluzione della tenerezza”, lo vediamo in particolare a Natale, ed è qualcosa che ci ripete tante volte Papa Francesco. Questo – lo sappiamo – è un messaggio non sempre facile da attuare e perfino da comprendere nella nostra società. Da dove partire, anche qui in Vaticano, anche nel lavoro proprio al servizio del Successore di Pietro?

R. – Questa idea del Papa è molto forte ed è in se stessa l’idea della Bibbia e del Cristo stesso. Che si può fare? La prima cosa è cercare di seguire il Papa e non avere alcuna reticenza, perché ci sta effettivamente mostrando la radicalità del Vangelo. Non è né di sinistra né di destra, non è né di sopra né di sotto: semplicemente vuole applicare le Beatitudini! E cosa promette il Signore a coloro che sono giusti e a coloro che sono mansueti, a coloro che amano la giustizia e che sono operatori di pace, che hanno il cuore puro? Il Signore promette: “Loro possederanno la terra”. Non i ricchi, ma coloro che sono come San Francesco. “Saranno chiamati Figli di Dio e vedranno Dio”. Queste sono le tre promesse che il Signore fa a coloro che vivono in accordo alle Beatitudini. E guardate che questo è il programma del Signore, del Vangelo! Non c’è un altro programma! Quindi il Papa non fa altro che attuare questo programma. Perciò la prima cosa, per noi, è seguire il Papa, capirlo bene, cercare di comprenderlo bene nel senso profondo di quello che vuole portare avanti, tanto più in questa sua apertura per significare l’essenza di Dio stesso, che è la Misericordia, nell’Anno Santo. Quindi collaborare con lui.

D. – L’apertura della Porta Santa a Bangui come anche l’apertura della Porta della Carità all’Ostello Caritas di Roma sono gesti che parlano e che hanno parlato molto ai credenti e in realtà non solo ai credenti. Come dargli seguito nella vita quotidiana?

R. – E’ una indicazione: bisogna cominciare da lì, bisogna cominciare da dove sono le esclusioni, da dove c’è la marginalizzazione, da dove c’è la fame. Il Papa ha detto, tante volte, che il suo progetto è realizzare le Beatitudini del Signore. Una delle principali Beatitudini dice questo: “Beati coloro che hanno sete e fame di giustizia”. E il Papa vuole mettere questo a fuoco.

D. – Nel 2015 abbiamo visto un grande impegno del Papa non solo per le creature, ma anche a difesa proprio del Creato; con l’Enciclica Laudato si’, ma anche con il sostegno diretto e chiaro ad un accordo alla Conferenza sul Clima di Parigi. Qualcuno si è stupito, sostenendo che un Pontefice non dovrebbe occuparsi di queste cose, dell’ambiente… Lei cosa ne pensa?

R. – Credo che quelli che si sono stupiti – e sappiamo chi sono… - si sono stupiti perché difendono l’interesse privato. Il Papa si chiama Francesco e San Francesco significa la realizzazione pratica del fatto che tutte le cose sono create da Dio e hanno un ordine a Dio. In Seminario studiamo il Trattato della Creazione e San Tommaso introduce la Creazione nel tema di Dio: tutte le cose hanno un rapporto con Dio in quanto sono create e destinate a Dio. Joseph Ratzinger diceva che uno dei trattati che bisogna ripensare è proprio il Trattato della Creazione. E’ una cosa straordinaria il fatto che il Papa, in questa Enciclica Laudato si’, abbia parlato della “conversione ecologica”. La sua Enciclica, in definitiva, ha anche un senso di giustizia: quello che è chiaro è che trattare male la Creazione, il non rispettare le sue leggi produce un boomerang che va contro lo stesso uomo. Questo produce più povertà, produce migrazione, produce le forme più estreme di marginalizzazione. Sono tutte cose, queste, che stanno capitando in quello che il Papa chiama “globalizzazione dell’indifferenza”. Il Papa vuole che a tutti gli esseri umani siano riconosciute la dignità e la libertà.  Ed e’ particolarmente preoccupato da queste nuove forme di schiavitù.








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