2015-12-22 12:12:00

20.mo Vatican.va. Mons. Ruiz: Chiesa va incontro a uomini anche nel Web


Era il 25 dicembre del 1995 quando San Giovanni Paolo II faceva aprire il sito web Vatican.va dando vita all’esperienza della Santa Sede in Internet. Un gesto profetico se si considera che all’epoca il Web era ancora agli albori e non era prevedibile uno sviluppo come quello a cui abbiamo assistito soprattutto con la nascita dei Social Network. Sul significato di questo anniversario e l’importanza della presenza della Chiesa nel “Continente digitale”, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Lucio Adrian Ruiz, capo ufficio del Servizio Internet Vaticano e segretario della Segreteria per la Comunicazione:

R. – La  grande celebrazione per noi dei 20 anni di Vatican.va è proprio questo: Internet e il World Wide Web, che conosciamo tutti, in questa modalità sociale, nacque proprio in quell’epoca. È un processo che non ha una data di inizio precisa, ma in quel periodo sono stati fatti i primi passi del World Wide Web. È stata una "profezia" di Giovanni Paolo II: al nascere di una realtà culturale nuova la Chiesa è presente. E questa presenza è la vera bellezza di questi punti storici così forti. La Chiesa legge i segni dei tempi, li capisce e cammina come appunto Gesù nel Natale. Il legame è molto bello: il 25 dicembre, Gesù che si fa storia, si fa cultura che cammina con l’uomo e la Chiesa cammina con l’uomo, nella cultura. Quindi capire che questa è una realtà importante, creare un ufficio, una pagina web, anche umile e piccola, perché nasce semplicemente con il saluto e con la Benedizione Urbi et Orbi del Santo Padre - quindi una cosa molto piccola - che però fa presenza, come a dire: “Ci siamo!”. La Chiesa ha capito la storia, legge i segni dei tempi, si fa presente e accompagna l’umanità.

D. – Nell’ultimo documento di Giovanni Paolo II prima della morte, “Il Rapido sviluppo”, si legge che il fenomeno delle comunicazioni sociali ed Internet in particolare "spinge la Chiesa ad una sorta di revisione pastorale e culturale". Quali passi si possono fare oltre a quelli che sono stati compiuti su questa via indicata da Karol Wojtyla?

R. – Credo che ci siano due assi portanti, uno evidenziato dallo stesso Giovanni Paolo II. Il suo motto dice: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate...” e un altro di Papa Francesco con: “Aprire le porte della Chiesa e andate, andate verso l’altro”. Quindi il cammino pastorale è proprio questo: non avere paura di questa cultura, di questa realtà che si pone in atteggiamento di sfida, sempre dinamica; questo può far provare un po’ di paura a tutti, no? Che cos’è? Come si muove? Tutti i giorni ci troviamo con una realtà diversa, nuova, che uno deve imparare, che cambia … Quindi non avere paura di questa realtà. L’altra è quella di Papa Francesco che ci spinge ad andare: "Preferisco una Chiesa che cade, che si ferisce perché va incontro agli altri, piuttosto che una Chiesa malata perché rimane rinchiusa in se stessa". Il fatto di andare, percorrere queste strade digitali deve spingere la Chiesa ad entrare in questo mondo soprattutto dove si trovano le nuove generazioni, quindi una strada missionaria come pastorale: la missione, l'andare.

D. – In questi 20 anni sempre più il Magistero della Chiesa e dei Papi in particolare si è confrontato con la realtà di Internet. Si può trovare una parola chiave, un tema che racchiude in qualche modo il significato di questa presenza?

R. – La tenerezza! La parola chiave che Papa Francesco ripete sempre è tenerezza. È una grande sfida, perché l’ambiente digitale potrebbe essere capito come macchine, fili, realtà tecnologiche… Sono, invece, realtà di persone e quindi la parola chiave che deve racchiudere tutto il senso della presenza della Chiesa è la tenerezza: portare a tutti, essere per tutti un veicolo della tenerezza di Dio, della Chiesa e della nostra stessa tenerezza verso gli altri, scoprire gli ambiti, dove e come si può esprimere questa tenerezza e fare legami – Network, appunto, Rete - fra le persone per trasmettere questo aspetto molto assente nella cultura temporanea che è la tenerezza.

D. – Negli ultimi anni, i Social Network hanno in qualche modo trasformato Internet da strumento a luogo. Cosa può dare un cristiano in questi nuovi "ambienti", seguendo anche l’esempio degli ultimi tre Pontefici ed in particolare di Papa Francesco?

R. – Se diciamo luogo, allora diciamo incontro! Quindi, che cosa possiamo portare noi? Come trasformare questo luogo dove le persone si trovano veramente in una maniera diversa, digitale. Se si osservano i giovani sono in relazione tra loro, comunicano, condividono immagini, video, una parola, un pensiero, un messaggio … Stanno comunicando tra loro, stanno trasmettendo affetti, pensieri, criteri di vita. Perciò quello che dobbiamo fare con questo strumento è generare incontro, che le persone possano capire che essendo un luogo le persone si devono incontrare e se le persone si incontrano si devono incontrare anche con Dio. Quindi come Chiesa la sfida è in questo: capire che è un luogo e quindi capire che dobbiamo generare un incontro con gli altri e con Dio!

D. – “Internet è un dono di Dio”, ha scritto anche Papa Francesco nel suo primo messaggio per le comunicazioni sociali. Come si può vivere dunque il Giubileo della Misericordia anche con questo dono, con Internet e in particolare sui Social Network?

R. – Giustamente se parliamo di questa realtà digitale come di un’altra dimensione, un’altra maniera di vivere la nostra umanità, lo sviluppo della vita cristiana deve seguire il ritmo dello sviluppo della vita normale, quindi la pastorale, la carità, devono trovare nei Social Network, nella realtà, uno spazio per uno sviluppo che abbia un proprio linguaggio perché non è semplicemente un passaggio da un mezzo ad un altro, da una maniera ad un’altra. C’è una maniera propria per esprimersi. Dunque, aiutando gli altri, con atti di aiuto concreto, la distribuzione del messaggio c’è! Aiutare la gente a conoscere questa misericordia, questo perdono. Vediamo come con i Social Network si può veramente arrivare a tanti che non avevano proprio idea che Dio Padre perdona il peccato, accoglie con misericordia e tenerezza chi è lontano. È veramente una possibilità, perciò è un dono di Dio. Noi possiamo parlare della misericordia, della tenerezza del Padre ovunque e con atti concreti poter individuare e fare "catene di carità", di tenerezza, di aiuti per convogliare gli sforzi d’amore per chi ha bisogno. Internet in tutte le sue versioni e tecnologie ci permette di fare veramente una rete umana che deve essere cristiana e di amore e di misericordia per portare l’amore del Padre fino agli estremi confini della terra.








All the contents on this site are copyrighted ©.