2015-12-20 13:19:00

Papa all’Angelus: Chiesa con tante macchie e rughe, ma resta madre


A Natale, Dio ci dona tutto se stesso attraverso il Figlio Gesù ed è solo seguendo l’esempio del cuore puro di Maria che possiamo apprezzare davvero il “dono dei doni” e accogliere il regalo della salvezza. Così Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro, in cui si è soffermato sui “luoghi” dello stupore: l’altro, la storia e la Chiesa. Il servizio di Roberta Barbi:

Per celebrare in modo proficuo il Natale Papa Francesco ci invita a riflettere sui “luoghi” dello stupore nella vita quotidiana. Il primo è “l’altro”, nel quale riconosciamo il fratello, perché da quando Gesù è nato, ogni volto porta le sembianze di Dio:

“Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare”.

“La storia” è, poi, un altro luogo dello stupore, ma a patto di guardarla attraverso la lente della fede. Tante volte, infatti, ammonisce il Papa, rischiamo di leggerla alla rovescia e ci sembra determinata dall’economia di mercato, dalla finanza e dagli affari, dominata dai potenti di turno:

“Il Dio del Natale è invece un Dio che 'scombina le carte': Gli piace farlo. Come canta Maria nel Magnificat, è il Signore che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote”.

Infine “la Chiesa”, che non va solo considerata come istituzione religiosa, ma sentita come una madre che nonostante "macchie e rughe" - "ne abbiamo tante", constata Francesco - è la sposa amata e purificata da Cristo Signore e sa riconoscere i segnali d’amore che Dio le invia continuamente. Una Chiesa per cui Gesù non è un “possesso da difendere gelosamente”: coloro che lo fanno - aggiunge - sbagliano; ma una Chiesa che chiama il Signore:

“La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani e portarli alla misericordia di Dio. Questo è lo stupore del Natale”.

La riflessione del Santo Padre è partita dal Vangelo della quarta domenica d’Avvento, che ci propone il racconto della visita di Maria a Elisabetta, la cugina che non poteva avere figli ma che era già al sesto mese di gravidanza, come aveva annunciato l’angelo Gabriele. Ed è proprio la figura di Maria che Papa Francesco pone in evidenza: lei, che ha già concepito nella fede il Figlio di Dio, affronta un lungo viaggio per assistere la parente, portando con sé un dono ancora più grande:

“Nell’incontro tra le due donne – immaginatevi: una anziana e l’altra giovane, è la giovane, Maria, che per prima saluta. Il Vangelo dice così: 'Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta'. E, dopo quel saluto, Elisabetta si sente avvolta da grande stupore – non dimenticatevi questa parola: stupore. Lo stupore. Elisabetta si sente avvolta da grande stupore che risuona nelle sue parole: 'A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?'”.

Ed è con la stessa gioia e lo stesso stupore di Maria che siamo chiamati ad accogliere la nascita di Gesù, “il dono dei doni”, regalo immeritato che ci porta la salvezza:

“Ci aiuti Lei a percepire lo stupore - questi tre stupori: l’altro, la storia e la Chiesa - così per la nascita di Gesù, il dono dei doni, il regalo immeritato che ci porta la salvezza. L'incontro con Gesù farà sentire anche a noi questo grande stupore. Ma non possiamo avere questo stupore, non possiamo incontrare Gesù se non lo incontriamo negli altri, nella storia e nella Chiesa”.

Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha salutato, tra gli altri, le famiglie legate “nella speranza e nel dolore” all’Ospedale Bambino Gesù:

“Cari genitori, vi assicuro la mia vicinanza spirituale e vi incoraggio a continuare il vostro cammino di fede e di fraternità”.








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