2015-12-20 13:00:00

Elezioni in Spagna: verso la fine del bipartitismo


Urne aperte dalle 9 alle 20, oggi, in Spagna, dove 36 milioni di elettori sono chiamati a rinnovare il Parlamento, votando i 350 deputati e i 308 senatori delle Cortes. Gli occhi dell'Europa e del mondo sono puntati su questo appuntamento elettorale, non solo per l'allerta massima antiterrorismo, ma anche per i risultati che otterranno i due nuovi partiti in corsa: il centrista Ciudadanos e quello della sinistra radicale, Podemos. Secondo gli analisti, infatti, questa tornata elettorale potrebbe segnare in Spagna la fine dell'alternanza rappresentata dal Partito Popolare di centro-destra e dai socialisti del Psoe. Veronica Di Benedetto Montaccini ne ha parlato con Alfonso Botti, ispanista dell’Università di Modena e Reggio Emilia:

R. – Sono senz’altro le elezioni più importanti della democrazia spagnola dopo quelle del ’77, le prime dopo la morte di Franco e dopo quelle dell’82 che videro l’alternanza al governo e il successo dei socialisti. Quello che rende altrettanto importanti queste elezioni è il fatto che per la prima volta si dà per scontato - perlomeno in questa direzione vanno tutti i sondaggi - che non ci sia nessuno dei due partiti tradizionali, cioè il Partito Popolare (PP) e il Partito socialista (Psoe), ma neanche dei due nuovi partiti, Ciudadanos e Podemos, che possa arrivare alla maggioranza assoluta che permetta di governare. Quindi, un quadro politico, nuovo e inedito.

D. – I due nuovi partiti Ciudadanos e Podemos probabilmente riusciranno a indebolire il Partito Popolare: di che forze politiche si tratta?

R. – Ciudadanos nasce in Catalogna nel 2005 e nasce su posizioni anti-catalaniste e anti-separatiste. E’ un partito moderato di centro che vorrebbe presentare una generazione nuova e giovane con Albert Rivera, ma che dal punto di vista ideologico e culturale è però è abbastanza vicino al Partito Popolare. Podemos è una forza politica che è nata sull’onda del movimento degli Indignati: il suo leader, Pablo Iglesias, è un professore universitario come tutti i leader di Podemos che vengono dagli ambienti dell’Università ed hanno tutti una posizione più radicale. Molti hanno avvicinato Podemos al Movimento 5 Stelle italiano, ma secondo me non si può affermare questa vicinanza, forse direi più che il partito di Iglesias prende spunto da Syriza di Tsipras.

D.  – C’è la possibilità, secondo lei, di un accordo tripartito tra queste due nuove forze e il Partito socialista?

R. – Certamente non Ciudadanos che peraltro ha anche dichiarato per bocca del suo leader, Albert Rivera, che non è disponibile neppure a un’alleanza con il Partito Popolare. D'altro canto non sembrerebbe che i socialisti e Podemos possano raggiungere assieme la maggioranza assoluta.

D.  – Le forze indipendentiste che importanza avranno in queste elezioni?

R. – L’indipendentismo catalano è sembrato vivo nelle ultime elezioni in Andalusia e Catalogna ma poi, guardando i sondaggi, ha avuto un ruolo importante nel portare voti a Mariano Rajoy che ha approfittato di questa sua posizione radicalmente anti-indipendentista, radicalmente contraria all’indipendentismo catalano, per raccogliere attorno a sé tutte le forze spagnole, tutta l’opinione pubblica spagnola molto contraria all'indipendentismo. 

D. – Il sistema elettorale in Spagna al momento è proporzionale su base provinciale, riuscirà a garantire la governabilità?

R. – Questo sistema attuale è congegnato per premiare le forze politiche più forti a discapito delle più piccole. Tutti i partiti che si presentano sono tutti sotto il 25% e nessuna delle quattro forze politiche in lizza raggiungerà i 176 seggi necessari. Quindi il problema della governabilità per la prima volta si porrà in modo serio in Spagna.

D.  – Oltre alla disoccupazione al 20% quali sono le questioni che più premeranno sul nuovo governo?

R.  – Oggettivamente tra le questioni che premono c’è innanzitutto quella economica. Poi c’è un problema di riorganizzazione territoriale perché la questione catalana e le tensioni che ci sono state ci dicono che il sistema territoriale e il sistema delle autonomie va ripensato e va ripensato con un nuovo patto costituzionale. E poi c’è il problema della corruzione che ha riguardato il Partito Popolare ma che ha lambito anche in alcune circostanze, in alcune regioni, il Partito socialista, e questo impone un ripensamento del rapporto tra economia e politica per i prossimi anni.








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