2015-12-19 07:56:00

Siria: approvata risoluzione Onu per avvio dei negoziati a gennaio


“Per la prima volta tutti sono stati capaci di intraprendere una nuova strada". E’ ottimista il segretario di Stato Usa, John Kerry, dopo l’approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ieri sera all’unanimità, di una risoluzione sull’avvio del processo di pace in Siria tra governo e opposizione. Si è trattato di una vera e propria maratona negoziale, tra il Gruppo internazionale di sostegno alla Siria, le Nazioni Unite e i ministri degli Esteri di diversi Paesi. I nodi da sciogliere restano, ma si punta a gennaio per i primi risultati. Il servizio di Gabriella Ceraso:

La risoluzione traccia una possibile via di uscita da quasi cinque anni di crisi in Siria e milioni tra vittime e profughi. E’ un risultato importante di stampo politico, un primo passo. Nel testo si chiede che "il segretario generale dell’Onu, attraverso il suo inviato speciale in Siria, Staffan de Mistura, convochi i rappresentanti del governo e dell'opposizione per negoziati formali su una transizione urgente, già a gennaio. Presupposto fondamentale è il cessate il fuoco, quindi entro 6 mesi un governo di transizione credibile e inclusivo per votare una nuova Costituzione e arrivare a elezioni sotto egida Onu entro 18 mesi. “E’ una scommessa ma se il processo parte le cose cambieranno”, commentano dalla Farnesina. Segnerà la fine dell’Is e di una dittatura in Siria, sottolinea invece il presidente Obama nel discorso di fine anno. Proprio sul ruolo di Assad non c’è accordo: la posizione russa è stata chiara, ossia il  summit non era sul presidente ma sul cercare di trovare un'opposizione accettabile per i negoziati e un accordo sulla lista dei gruppi terroristici, a cui per ora sta lavorando la Giordania. La strada dunque è in salita. Anche l’opposizione siriana chiede l’allontanamento di Assad per trattare e poi c’è la tensione fra Russia e la Turchia a preoccupare, con la presa di posizione anche della Nato che tiene il punto e difende Ankara inviando aerei radar, caccia e navi nel Mediterraneo lungo il confine siriano "in considerazione della situazione instabile della regione”. 








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