La drammatica situazione in Burundi, scatenata dalle proteste a causa della terza ricandidatura alla presidenza di Pierre Nkurunziza, al centro della recente dichiarazione di mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'Onu di Ginevra. Ce ne parla Isabella Piro:
Agire subito per ricostruire la pace: questo il cuore della dichiarazione rilasciata il 17 dicembre da mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, per la sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dedicata alla crisi in Burundi. Da molti mesi, infatti, il Paese africano è devastato dalle proteste della popolazione contro la rielezione, per la terza volta consecutiva, del presidente Nkurunziza, malgrado il limite di due mandati sancito nel 2000 dall'accordo di Arusha che mise fine a 12 anni di guerra civile. Negli scontri tra militari e civili, sono numerose le vittime che già si registrano sul terreno.
Porre fine alle violenze, promuovere la
pace e ristabilire la democrazia
Di fronte a tale crisi ed agli “ostacoli” che impediscono
“l’esercizio dei diritti umani nel Paese”, mons. Tomasi auspica che il Consiglio Onu
possa “agire immediatamente” per “mettere in atto sforzi internazionali che garantiscano
la fine della violenza sfrenata e prevengano il traffico di armi”. Il presule chiede
anche “la promozione di tentativi efficaci, obiettivi, aperti e trasparenti in favore
della riconciliazione, del dialogo e della costruzione della pace”, insieme ad una
“mediazione imparziale del conflitto, per ristabilire processi democratici inclusivi
di tutti i settori della popolazione”. Necessaria, inoltre – sottolinea l’Osservatore
permanente – “la costruzione di condizioni che permettano la sicurezza ed il ritorno
spontaneo dei rifugiati” burundesi in patria.
Perseguimento del bene comune, obiettivo
primario
Infine, il presule richiama quanto detto da Papa Francesco
in Africa, in particolare nel discorso rivolto, il 25 novembre scorso, alle autorità
del Kenya: “Nell’opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento
della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri,
il perseguimento del bene comune deve essere un obiettivo primario. L’esperienza dimostra
che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia
e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”.
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