2015-12-18 14:05:00

Congo. I vescovi: aiutare la Caritas nell'anno del Giubileo


Un messaggio ai fedeli per spiegare il senso del Giubileo Straordinario della Misericordia, le celebrazioni che lo caratterizzeranno, le indicazioni per ricevere il dono dell’indulgenza plenaria. Lo hanno scritto i vescovi del Congo che, oltre a ricordare i tratti salienti della bolla di indizione del Giubileo di Papa Francesco spiegano in che modo il cristiano deve essere testimone di misericordia.

Le comunità cristiane siano oasi di misericordia
“Le nostre parrocchie, le nostre comunità cristiane ecclesiali di base, i nostri Movimenti e gruppi ecclesiali devono diventare ‘Oasi di misericordia” – aggiungono i presuli – superando l’indifferenza, riscoprendo e praticando le sette opere di misericordia corporali (...) e le 7 opere di misericordia spirituali”. Più concretamente i vescovi suggeriscono di impegnarsi con la Caritas, da considerare come “strumento privilegiato di misericordia verso gli indigenti, i poveri (vedove, orfani, stranieri)”.

Vivere la misericordia per far fronte ai mali della società congolese
Gettando lo sguardo sulla società congolese, poi, i presuli sottolineano quanta povertà vi si riscontri – da quella materiale a quella morale, da quella spirituale a quella intellettuale – oltre alla destrutturazione della famiglia, alle malattie, agli anti-valori in gran parte provocati dalla mancanza d’amore, di attenzione e di misericordia. “Per questo – rimarcano i vescovi – l’iniziativa di Papa Francesco (…) è benvenuta, perché accanto ai nostri istinti di aggressività e violenza possiamo scoprire nella persona di Gesù Cristo l’incarnazione stessa del Volto vivente della Misericordia del Padre (…) E’ esattamente la misericordia che è al cuore della rivelazione che culmina in Gesù, Volto del Padre e del suo amore”.

Riscoprire la misericordia anche nel creato attraverso la "Laudato si’"
Infine, i presuli notano che il Giubileo della Misericordia offre anche l’opportunità di riscoprire i contenuti dell’Enciclica “Laudato si’” per potersi riconciliare con la creazione, con la terra, con se stessi “implorando la misericordia di Dio che esige da noi, secondo l’espressione di Papa Giovanni Paolo II, ‘una conversione ecologica globale’”. (T.C.)








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