2015-12-17 14:30:00

Mongolia: aperta la Porta Santa a Ulan Bator


Il concetto di misericordia, delle “viscere materne” di Dio Padre, “stravolge la vita dei mongoli. Quasi tutti coloro che hanno abbracciato il cristianesimo lo hanno fatto perché colpiti dalla possibilità del perdono e dall'idea che il peccato non ti segna per sempre. Il Giubileo sarà vissuto anche dalla Mongolia”. Ne è convinto padre Giorgio Marengo, missionario della Consolata che dal 2003 vive nel Paese e dal 2006 ad Arvaikheer. Gli fa eco il vicario del prefetto apostolico, padre Ernesto Viscardi, che all'agenzia AsiaNews racconta la cerimonia di apertura della Porta Santa: “Il rito si è svolto l’8 dicembre, molto semplice, ma molto partecipato. Il prefetto apostolico, mons. Wenceslao Padilla, ha guidato i rappresentanti delle sei parrocchie della Mongolia in una piccola processione che si è chiusa con l’apertura della Porta. Questa è stata parzialmente ristrutturata, per darle un simbolismo nuovo che richiama i temi dell’Anno Santo”.

La Bolla 'Misericordiae Vultus' tradotta in mongolo
Per la Chiesa di Mongolia, racconta il missionario anch'egli della Consolata, “è un’esperienza del tutto nuova. I cristiani delle varie parrocchie organizzeranno dei pellegrinaggi alla cattedrale per poter lucrare l’indulgenza, e nel corso dell’anno liturgico daremo tantissimo spazio al tema della misericordia. Cercheremo di spiegare ai nostri cristiani cos’è un Giubileo, il significato del perdono di Dio, la sua presenza nelle Scritture”. Per comprendere meglio il tutto, la Bolla di Indizione Misericordiae Vultus è stata tradotta in mongolo.

Abolizione della pena di morte nel Paese, un bel segno per il Giubileo
Se tutto procederà come da programma, aggiunge padre Viscardi, “riusciremo persino a compiere un pellegrinaggio a Roma, nella seconda metà di giugno, per passare dalla Porta Santa di San Pietro. La misericordia è un tema conosciuto nella società locale, di impronta buddista, ma bisogna spiegare loro l’ottica cristiana. Però penso che sia un bel segno che in questo anno sia passata, alcune settimane fa, la legge che abolisce la pena di morte nel Paese. Sono quasi sicuro che chi l’ha proposta e votata non aveva proprio in mente l’Anno santo, ma è un bel segno”.

Una tenda come Chiesa per le popolazioni nomadi
A 430 chilometri da UlaanBaatar vive invece padre Giorgio: “Noi qui non abbiamo un edificio come chiesa, ma una ger [tenda della tradizione nomadica mongola ndr]. La nostra comunità ha partecipato alla messa dell’Immacolata con una particolare intenzione per l’inizio dell’Anno Santo. Il 20 dicembre, dopo la Messa, faremo un momento di approfondimento ad hoc sul significato del Giubileo”.

Il perdono, un concetto rivoluzionario
Il concetto di misericordia, spiega il missionario, “fa moltissima presa in Mongolia. Le viscere di misericordia di Dio Padre colpiscono molto. L’esperienza dei nostri pochissimi cristiani è singolare, perché proprio il loro cammino di apertura al cattolicesimo è stato aiutato da questo concetto. C’è un grande stupore davanti al fatto che Dio è misericordioso, il concetto di perdono come vita nuova è rivoluzionario. Apprezzano l’idea che si possa sempre ricominciare. È una cosa che stravolge la loro vita”.

La Chiesa locale in prima linea contro l’alcolismo, piaga sociale
Anche dal punto di vista pratico, la Chiesa locale ha le idee chiare: “Vogliamo sviluppare un programma di accompagnamento di chi vuole uscire dall’alcolismo, che qui è un problema molto forte. Due nostri battezzati vogliono aprire un gruppo di sostegno, e noi li sosteniamo molto. È una cosa che si sposa con l’Anno Santo, perché ogni forma di dipendenza è una forma di schiavitù. Questa dell’alcol è la più diffusa, una vera e propria piaga sociale. Vogliamo sensibilizzare però tutti, non soltanto gli alcolisti. Tutti hanno dipendenze, fisiche o spirituali. Preghiamo che l’Anno della Misericordia ci aiuti a liberarci da queste schiavitù”.

Missionari del Cuore Immacolato di Maria, evangelizzatori del Paese
La Chiesa cattolica in Mongolia è nata poco più di 23 anni fa, con l'arrivo nel 1992 di uno sparuto gruppetto di missionari del Cuore Immacolato di Maria (Cicm). Fra questi anche il futuro Prefetto mons. Padilla. Da allora le conversioni al cattolicesimo sono state circa 1.100, le parrocchie da zero sono divenute sei e la comunità cattolica ha creato infrastrutture sanitarie ed educative molto apprezzate nel Paese. (I.P.)








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