2015-12-17 12:31:00

Aperta la Porta della Speranza del Bambin Gesù di Palidoro


Si è aperta oggi una delle Porte Sante nei luoghi dove si sperimenta ogni giorno la misericordia: è la Porta della Speranza dell’Ospedale Bambin Gesù di Palidoro. Con una cerimonia presieduta dal vescovo Gino Reali, la struttura medica diventa a tutti gli effetti luogo giubilare per la Diocesi di Porto-Santa Rufina che va da Fiumicino a Santa Marinella, fino a Castelnuovo di Porto. Veronica Di Benedetto Montaccini ha sentito Mariella Enoc, presidente del Bambin Gesù:

R. - Per noi la speranza è veramente la forza che dà il permesso a tutti di continuare a vivere e a lavorare: per i bambini malati, per le famiglie che stanno loro vicino, ma anche per chi li cura, tutti i medici e gli infermieri. Perché la speranza è quella di vedere che la ricerca serve, che le cure fanno qualcosa. Molte volte non guariscono, ma possono curare, possono migliorare la vita. Ed è anche l’augurio che noi facciamo a Natale, l’unico augurio che noi possiamo fare è proprio quello di dire: “Speriamo” e "Andiamo avanti nel nostro lavoro di medici".

D.  – In quanti hanno partecipato all'evento?

R. – Certo non moltissimi, perché i nostri bambini sono pazienti gravi, quindi molti dovevano rimanere allettati, purtroppo sono pazienti in terapia intensiva. Però molti altri hanno potuto alzarsi e per tutti c'è stato un momento di condivisione con le loro famiglie. Il vescovo ha preparato un momento celebrativo intenso e importante.

D. - A rendere questo luogo più bello sono stati sia i pazienti bambini sia le famiglie, ci racconta in che modo?

R. - Le famiglie stanno condividendo molto, tutto quello che l’ospedale fa, perché per molti di loro, l’ospedale è ormai la loro casa. Alcuni rimangono mesi da noi per le terapie dei figli e quindi qualche volta, addirittura, quando un bambino muore qualche mamma e papà mi dicono: “Questa è stata la nostra casa per tanti anni”. In questa occasione dell'apertura della Porta della Speranza bambini e famiglie hanno realizzato piccoli presepi e delle tele che rappresentano in qualche modo la misericordia: tutto questo ha aiutato i pazienti perché é stato un modo per non pensare alla malattia. Tutto quello che può essere fatto perché le famiglie collaborino, perché le nostre famiglie sentano di partecipare a tutti i progetti non solo quelli di cura ma anche quelli di relazione, quelle di benessere, questo viene fatto. Quindi questo sarà il Giubileo particolare dei bambini ammalati.








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