2015-12-16 11:57:00

Nasce l'alleanza militare islamica contro il terrorismo


L'Arabia Saudita ha chiesto all'Afghanistan di aderire alla nuova coalizione musulmana contro il terrorismo annunciata ieri. Ne fanno già parte 34 Paesi tra cui Qatar, Egitto, Pakistan, Turchia, Marocco, Giordania, Anp, Ciad, Somalia e Nigeria. L’alleanza guidata da Riad non si limiterà a contrastare il sedicente Stato Islamico, ma anche “ogni gruppo terroristico”.  Paolo Ondarza ne ha parlato con Valentina Colombo, ricercatrice di Storia dei Paesi islamici all’Università Europea di Roma:

R. – Questo è, innanzitutto, un messaggio molto chiaro. Si tratta di un’alleanza islamica che vuole risolvere il problema terrorismo all’interno del mondo islamico stesso. Sarebbe veramente opportuno e sarebbe decisamente onesto che questa coalizione fornisse la definizione di terrorismo.

D. – Perché qual'è la definizione di terrorismo per Paesi come l’Arabia Saudita?

R. – Se noi andiamo  a vedere la definizione di terrorismo della nuova legge antiterrorismo saudita, noi all’interno appunto dei terroristi troviamo anche tutte quelle persone che possono operare contro il regime saudita. Per cui ritroviamo i blogger, gli avvocati per i diritti umani, condannati proprio in base ad una legge antiterrorismo: terrorismo è tutto ciò che attacca l’islam. Terrorismo, però, è diverso dalla resistenza  armata, ritenuta invece “lecita e necessaria”. Questa distinzione è una distinzione, a mio parere, decisamente pericolosa.

D. – Pericolosa perché?

R. – Pericolosa, perché questo fa sì che in alcune circostanze si giustifichino per esempio gli attentati suicidi. E alcuni teologi, che operano anche in Europa, ma che operano per esempio in Qatar, che operano in Arabia Saudita, giustificano gli attentati suicidi in Israele. Vogliamo sapere se, per i membri di questa coalizione, Hamas è un’entità terroristica. Per noi lo è!

D. – Tra l’altro, l’Arabia Saudita e non solo, anche altri Paesi che fanno parte di questa coalizione sono sospettati di sostenere i gruppi estremisti sunniti in Siria…

R. – Sappiamo anche che, per esempio, un personaggio come Bin Laden, al Qaeda, è nato in quella terra (Arabia Saudita). E sappiamo anche che se non è stato direttamente appunto lo Stato, il governo saudita a finanziare l’Isis, di fatto ci sono degli sceicchi residenti in Arabia saudita, delle persone abbienti, che hanno finanziato questa entità, senza che il governo però prendesse delle misure necessarie.

D. – Perché si specifica che questa coalizione non si limiterà a combattere Daesh, lo Stato Islamico, ma più in generale  qualunque gruppo terroristico?

R. – Per l’Arabia Saudita Daesh è un pericolo che può avere delle ripercussioni a livello interno, ma ricordiamoci anche che il pericolo più sentito per l’Arabia Saudita oggi è lo Yemen, dove l’Arabia Saudita è in azione con una vera operazione militare, nei confronti delle milizie Huthi, che sono sciite.

D. – Questa coalizione come si pone rispetto alla questione del futuro politico siriano?

R. – Dobbiamo ricordare innanzitutto che noi parliamo ancora di Siria, quando la Siria non esiste più. Io credo che questa coalizione si porrà per una transizione siriana che sia gestita però ancora una volta dal mondo arabo islamico e non dall’Occidente. Quindi credo che loro proporranno, qualsiasi sia la loro posizione, una gestione interna all’islam di quell’area.








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