2015-12-12 12:20:00

Mons. Gallagher alla MED: "l'immigrazione è un'opportunità"


Libia, Siria, lotta al sedicente Stato Islamico e immigrazione sono state al centro della seconda giornata della conferenza “MED 2015”, organizzata a Roma dall’Ispi, istituto per gli studi di politica internazionale. “Contro il terrorismo è necessaria una coalizione non ideologica come durante la seconda guerra mondiale”, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, mentre per il primo ministro tunisino Habib Essid invoca un piano Marshall per la sponda sud del Mediterraneo. Il servizio di Michele Raviart:

Chiede un intervento unito della comunità internazionale contro il terrorismo, il ministro degli esteri russo Lavrov, in modo che sia la vera priorità di tutti e non una maschera dietro cui coltivare ambizione politiche particolari. Un impegno diverso da quella che giudica “la strana guerra” combattuta dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico in Siria e Iraq, in cui gli attacchi aerei non hanno avuto risultati soddisfacenti e in cui alcuni membri rafforzano l’Is comprandone il petrolio. Auspica quindi la chiusura del confine tra Siria e Turchia, mentre difende l’alleato Assad, rappresentante del “governo legittimo del Paese”. Un Paese in cui “i siriani possano scegliere il loro futuro” sulla base di una nuova costituzione. Sull’espansione dell’Is in Libia dice che “non ci sono informazione certe”, mentre esclude che la Russia potrà mai intervenire militarmente nel Paese senza una richiesta del governo.

La Libia è invece una priorità della Tunisia, ha detto il primo ministro Essid, che “è pronta a prendere parte alla ricostruzione del Paese una volta raggiunto un accordo tra le parti”. In Libia, ha sottolineato, sono stati preparati gli attentati dello Stato Islamico contro il Museo del Bardo, alla spiaggia di Sousse e alla guarda presidenziale. Per questo chiede un impegno maggiore da parte dell’Unione Europea per sostenere il cammino verso la democrazia dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo.

Una regione in cui tutto è correlato, a partire dalla questione dell’immigrazione. Il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, chiede un’agenzia di polizia e di guardia costiera europea comune per difendere le frontiere e offrire sostegno ai migranti, mentre il ministro degli Esteri di Malta Georg Vella ha chiesto politiche più propositive e meno reattive, perché “le migrazioni dureranno ancora molti anni”. Non una crisi, ma un’opportunità per i Paesi che accolgono i migranti, ha detto mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati. Ascoltiamolo:

R. - ’E’ vero che questa è una grande sfida per l’Europa. Mette un po’ in crisi anche tutto il progetto a causa di queste forze politiche che emergono. Però allo stesso tempo per noi mi sembra che è un’opportunità di rivedere i nostri valori e impegnarci di nuovo nel progetto europeo e rinnovare un po’ la nostra società per poter accogliere più positivamente anche questa presenza che viene da fuori.

D. – Cosa si può fare di più per le politiche migratorie nel Mediterraneo?

R. -  Bisogna creare sempre più posti di lavoro. Bisogna integrare le persone più positivamente nelle nostre comunità e bisogna anche dire alle  forze politiche esistenti, che di fronte a questa crisi umanitaria, combattono per “respingere”, che devono ripensare alla gravità delle loro posizioni, perché queste persone vengono qui con grandi sofferenze, vengono da zone di guerra, vengono da campi di rifugiati. Questa è una sfida per noi che richiede una risposta veramente umanitaria, e cristiana, direi.








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