2015-12-07 14:20:00

50 anni fa la revoca delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli


Cinquanta anni fa, il 7 dicembre 1965, alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II, una Dichiarazione comune del Papa Paolo VI e del Patriarca Ecumenico Atenagora, di cui fu data lettura in contemporanea, cancellava le sentenze di scomunica tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli proclamate nel 1054. Ieri, all’Angelus, Papa Francesco ha ricordato quello “storico gesto di riconciliazione”, che ha dato il via a un nuovo dialogo tra ortodossi e cattolici, ha pregato per il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e ha chiesto al Signore che le relazioni tra le due Chiese “siano sempre ispirate dall’amore fraterno”. Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ha inviato per l’anniversario un dono al Papa che gli è stato consegnato dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell' unità dei cristiani, questa mattina in udienza da Francesco. Si tratta di una raffigurazione dell' abbraccio tra il Pontefice e il Patriarca, avvenuto al Fanar, ad Istanbul, il 30 novembre 2014, durante la visita di papa Francesco in Turchia. Su quanto accaduto 50 anni fa, Adriana Masotti ha sentito Sua Eminenza Zervos Gennadios, metropolita dell'Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta:

R. – Secondo me è un passo in avanti grande e importante perché senza l’abolizione delle scomuniche non potevamo avere la riconciliazione, la pace. La revoca delle scomuniche - anatemi in greco - hanno aperto la strada verso il dialogo teologico. Questo è il passo più importante. Credo che con le scomuniche non potevamo essere così avanti come oggi: le due Chiese sono sorelle, siamo fratelli e andiamo verso una vita insieme.

D. - Paolo VI e il Patriarca Atenagora hanno iniziato un lungo cammino di riavvicinamento. Possiamo dire che i Patriarchi successivi  Dimitrios I e ora Bartolomeo sono dei prosecutori convinti di questa volontà di andare verso l’unità?

R. - Senz’altro. Il Papa è una straordinaria personalità del mondo cristiano, lo stesso il patriarca Bartolomeo: sono due fratelli, hanno dichiarato tante volte che il rispetto tra di loro è fraterno, profondo, sincero. Sono grandi promotori dell’unità tra i cristiani. Hanno sentito nel cuore la grande responsabilità: devono realizzare la volontà di Dio che tutti siano una cosa sola. Sarà un avvenimento veramente storico e una grande gioia per tutta la cristianità ma anche per tutto il mondo, perché così il mondo crederà a Gesù Cristo, nostro Salvatore.

D. - Che cosa pensano i fedeli della Chiesa di Costantinopoli, anche i fedeli di cui lei si occupa qui in Italia, a proposito del cammino verso l’unità?

R. - I fedeli del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli - sono migliaia in Italia - credono molto in questo divino ideale che tutti siano una solo cosa, perché noi lavoriamo qui, collaboriamo con i nostri fratelli cattolici, sacerdoti, vescovi, arcivescovi. Possiamo dire che il nostro progresso spirituale e culturale lo dobbiamo anche alla nostra Chiesa sorella cattolica perché ci offre questa collaborazione fraterna. Questa è la linea che offriamo nelle nostre prediche, nelle nostre confessioni durante i nostri incontri e sempre preghiamo per questo. La preghiera è una grande medicina non soltanto per l’unità, ma anche per la pace e per la solidarietà, per la giustizia. Ed è importante poter illuminare le persone che oggi non amano l’altro. Noi dobbiamo amare l’altro; dobbiamo amare tutti, perché la nostra Chiesa – la Chiesa di Cristo – è Chiesa di amore. Dio è Amore.

Sull'importanza della revoca della scomunica tra cattolici e ortodossi, 50 anni fa, sentiamo il sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, mons. Andrea Palmieri. L'intervista è di Adriana Masotti:

R. – Questo passo ha permesso l’inizio di un dialogo della carità nel rispetto e nella comprensione reciproca. Quindi ha posto le basi per poter continuare insieme un cammino che conducesse poi, pian piano, verso il dialogo anche della verità e le buone relazioni che ancora adesso coltiviamo con la Chiesa ortodossa.

D. – Un nuovo rapporto, dunque, cominciato con un atteggiamento di umiltà, la richiesta di perdono. E l’anniversario cade proprio alla vigilia dell’Anno Santo della Misericordia…

R. – Il Papa ha proprio sottolineato che si tratta di una circostanza “provvidenziale”. Non c’è vero cammino verso l’unità senza il perdono reciproco. Chiedere innanzitutto perdono a Dio per il peccato della divisione e poi perdonarsi gli un gli altri per tutti quei gesti e quelle azioni che hanno offeso gli uni e gli altri.

D. – Paolo VI e Atenagora sapevano che la loro  Dichiarazione comune non avrebbe portato subito alla piena comunione, ma all’inizio di un cammino da fare insieme. E così è stato?

R. – Certo, la Dichiarazione ha posto le basi per un cammino che continua. Con quel gesto sono cadute tutte le difficoltà che impediscono di superare con il dialogo, la preghiera, la conversione personale, gli ostacoli verso la piena comunione. È venuto cioè meno il ricordo dell’inimicizia, della rivalità. Ora c’è spazio per rapporti ispirati all’amore e ciò consente di fare dei progressi sostanziali.

D. – Secondo la sua esperienza, questo spazio c’è solo ai vertici o anche alla base? I cristiani - cattolici e ortodossi - sono pronti e vedono con favore questo cammino verso l’unità?

R. – Ci sono tanti segnali che dicono come siano accolti con gioia tutti i passi compiuti. Naturalmente, c’è tanto da fare affinché i frutti del dialogo siano recepiti a livello delle comunità locali: dei semplici cristiani, ma anche nell’insegnamento della teologia, nelle prassi pastorali delle diverse Chiese. C’è tanto da lavorare, però, anche se a volte si ha la sensazione che si procede piano, andiamo nella giusta direzione.

D. – Posso chiederle molto brevemente di citare qualche passo avanti fatto, qualche successo, di questi ultimi 50 anni?

R. – Mi viene subito in mente l’istituzione da parte di Papa Francesco di una Giornata di Preghiera per la Cura del Creato: in questo caso è stato fatto un passo quando il Papa ha detto di essersi ispirato proprio a quello che il Patriarca Bartolomeo già da diversi decenni fa nel Patriarcato ecumenico. Ecco, insieme camminiamo per la difesa del Creato, per un tema molto importante e attuale. Altri risultati sono quelli del dialogo teologico: basta ricordare il Documento di Ravenna nel 2007, dove per la prima volta cattolici e ortodossi insieme riconoscono la necessità di un primato a livello anche della Chiesa universale. Chiaramente bisogna ancora descrivere in quale maniera questo primato debba essere accettato perché sia accettato dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.

D. – Lei, sentendo quello che ha detto ieri il Papa, che cosa ha pensato, visto che lavora proprio nel campo del dialogo tra i cristiani?

R. – Sono stato molto felice di vedere come il Papa segua con attenzione questo dialogo e come davvero sostenga i progressi che continuamente vengono fatti; e li sostiene non soltanto con la sua preghiera, ma anche con dei segni importanti. Pensiamo al tema della sinodalità, così caro a Papa Francesco, che non può non avere anche delle forti rilevanze ecumeniche nei rapporti con la Chiesa ortodossa.








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