2015-12-05 14:04:00

Usa e Russia: risoluzione Onu per colpire finanze dell’Is


Usa e Russia stanno negoziando una nuova risoluzione al Consiglio di sicurezza dell'Onu per colpire chi fa affari con il cosiddetto Stato islamico. Lo riferisce la stampa americana, secondo la quale il testo sarà presentato alla riunione del 17 dicembre prossimo al Palazzo di Vetro. Intanto, Baghdad protesta con Ankara per lo sconfinamento di truppe turche in territorio iracheno, mentre Teheran afferma di avere le prove del commercio di petrolio tra l’Is e la Turchia. Il servizio di Marco Guerra:

La risoluzione, allo studio di Russia e Stati Uniti, contro chi sostiene e commercia con lo Stato islamico è analoga a una misura approvata lo scorso febbraio, che non ha prodotto i risultati sperati. Mosca vuole infatti che il nuovo testo includa un provvedimento che richieda all'Ufficio del segretario generale dell’Onu di denunciare chi viola i divieti. Interrompere i finanziamenti all’Is resta quindi una questione complessa e che crea ulteriori tensioni. Oggi, un alto funzionario iraniano ha detto che i consiglieri militari di Teheran in Siria hanno dei filmati del petrolio esportato dal Califfato in Turchia. E anche Baghdad entra in polemica con Ankara chiedendo l’immediato ritiro delle truppe turche, entrate nel territorio iracheno a nord di Mosul per addestrate le forze anti-Is. Intanto, si rafforza la coalizione internazionale: ieri, la Camera bassa del parlamento tedesco ha approvato la missione militare contro lo Stato islamico, che prevede il dispiegamento di una fregata, sei tornado, oltre a un contingente di 1.200 uomini. Già operativa la Gran Bretagna, con i caccia della Raf che hanno eseguito la seconda missione in Siria. Infine, i ministri degli Interni dell’Ue hanno trovato un accordo sulla registrazione dei dati dei passeggeri su tutti i voli intra-europei. Ma sulla risoluzione contro chi fa affari con il Califfato sentiamo Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali (Ce.S.I.):

R. – l’Is è l’unica organizzazione terroristica nella storia ad avere un’economia e non soltanto dei soldi. Ed è questo il perché molti Paesi, che fanno anche parte della coalizione anti-Is, non disdegnano in una qualche maniera - soprattutto per quanto riguarda il traffico illegale di petrolio e di beni culturali - di fare business con gli uomini del Califfato. Quindi, il problema non è soltanto da un punto di vista legislativo, ma è soprattutto di volontà politica. C’è da augurarsi che qualcuno si renda conto prima o poi che così si rafforza soltanto il Califfato.

D. – Di oggi anche la notizia dell’entrata delle truppe turche nell’area di Mosul, ufficialmente per addestrare le forze anti-Is e con Baghdad che ha intimato ad Ankara di ritirare immediatamente i suoi uomini. Quindi, sul terreno il quadro è sempre più complicato?

R. – Direi assolutamente di sì, anche se in realtà non è nulla di nuovo. Chi analizza questi problemi dice ormai da anni che la Turchia – e non solo – fa una politica assolutamente autonoma nell’area e non sinergica con gli interessi della coalizione anti-Is: i turchi fanno una loro partita per interessi loro regionali. Ma ripeto: non sono i soli “peccatori” nel contesto!

D. – Intanto, si rafforza la coalizione internazionale: ieri il parlamento tedesco ha approvato la missione militare contro lo Stato islamico, il più grande impegno militare della Germania dopo la Seconda Guerra mondiale…

R. – E’ un segnale molto importante dal punto di vista politico, ma è bene chiarire che finché non vi sarà un’unione di intenti tra attori regionali ed europei contro una milizia che ha più di 20 mila combattenti – e quindi non parliamo di una organizzazione terroristica con qualche cellula basata qui e basata là – la coalizione anti-Is non sarà altro che un gruppo di Paesi che giocheranno a fare la guerra, ma senza la volontà di risolvere un reale problema.

D. – Sempre ieri, i ministri degli Interni europei hanno trovato un accordo per alcune misure di controllo sui dati dei passeggeri dei voli e, sempre in Europa, si vuole un’ulteriore stretta su Schengen dando più tempo ai Paesi per poter valutare anche una eventuale chiusura delle frontiere in caso di allarme…

R. – E’ importante la misura del manifesto dei passeggeri, anche perché – ed è bene ricordarlo a tutti – che di là delle speculazioni politiche fino adesso gli attentati sono stati fatti da europei e quindi mi rendo conto che sia molto facile dare colpa a chi fa pressione alle frontiere. Ma, fino adesso, dovremmo in realtà fare pulizia in casa piuttosto che erigere inutili muri nei confronti di chi soprattutto viene a casa nostra per cercare la speranza e la dignità di una vita migliore. Non arrivano naturalmente soltanto ingegneri destinati e desiderosi di costruire un’Europa migliore, ma il terrorismo fino adesso è un terrorismo a matrice europea. Questo è bene non dimenticarcelo.








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