2015-12-04 13:05:00

Migranti, scontri al confine tra Grecia e Macedonia


Mentre a Belgrado si sta svolgendo il vertice europeo su sicurezza, terrorismo e immigrazione, la marcia dei migranti non si ferma. La situazione più grave è al confine tra Grecia e Macedonia, dove oggi tra le migliaia di persone ne è morta una folgorata da un cavo elettrico. Continuano da tre giorni, intanto, gli scontri violenti tra migranti e polizia. Secondo il rapporto Ismu, l'83% dei migranti arrivati nei Paesi europei con i barconi è approdato in Grecia. A causa della pericolosità della rotta dalla Libia, infatti, i flussi di migranti arrivati via mare nel 2015 hanno investito più la Grecia che l'Italia: dal primo gennaio al 20 novembre di quest'anno sono sbarcati in Grecia 715 mila persone, che si trovano ora in una situazione umanitaria al collasso. Ai microfoni di Veronica Di Benedetto Montaccini, Alessandra Morelli che coordina le operazioni dell'Acnur, l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati, proprio a Geugelijia, al confine Grecia-Macedonia:

R. – E’ il terzo giorno di situazione critica. Non tutte le nazionalità hanno la possibilità di passare la frontiere. In Macedonia sono accettati soltanto i profughi di guerra e dunque di tre nazionalità: quella afghana, quella siriana e quella irachena. Tutti gli altri, ammassati a migliaia in una terra di nessuno e costretti a dormire all'aperto al confine hanno tentato di forzare il blocco ma la polizia macedone ha risposto con cariche, scontri e gas lacrimogeni. Questa frustrazione ovviamente ha causato violenza fra i migranti stessi e sta creando moltissima tensione vis-à-vis, tra le altre nazionalità, in particolare marocchini, algerini, pachistani, bengalesi e addirittura tibetani e indiani, che abbiamo incrociato e con cui abbiamo parlato. Noi siamo alla frontiera, come Alto Commissariato Onu per i rifugiati, dal 23 di agosto e il nostro ruolo è sempre stato quello di assistere tutte le categorie più vulnerabili, quali – ad esempio – quella degli disabili. E vi assicuro che in questa grande marcia ne abbiamo incontrati tantissimi.

D. – Non è pericoloso fare la distinzione tra rifugiati da Paesi di guerra e migranti economici?

R. – La differenza e la decisione di chi passa e di chi non passa purtroppo vengono prese da Stati indipendenti che stanno prendendo queste decisioni senza neanche sentire le Ong che lavorano sui confini sensibili. Certo che è molto pericoloso perchè si rischia di semplificare troppo, di cominciare a distinguere tra migranti buoni e migranti meno buoni, questo non deve accadere. 

D. – Nel 2015 l’83 per cento degli sbarchi è avvenuto proprio in Grecia. Come sta cambiando la rotta migratoria?

R. – A livello assoluto, i numeri sono diminuiti in confronto alla scorsa estate, in cui ci siamo confrontati con 7-8-9 mila sbarchi al giorno, soprattutto nell’isola di Lesbo: arrivi no-stop, costanti, giorno e notte. Certo è che ora il passaggio che cercano i migranti è Grecia, Macedonia e poi Serbia: più di 760 mila persone sono entrate e transitate in Grecia. Numeri altissimi ma non dimentichiamo che dietro ad ogni cifra c’è una storia, c’è una persona, c’è uno sguardo.

D. – Bruxelles chiede ad Atene di sorvegliare meglio le suo frontiere e di registrare tutte le domande d'asilo. La Grecia rischia di uscire da Schengen?

R. – Questo è un momento molto delicato per la Grecia. Bisogna aiutarla a sostenere questa situazione: non bisogna lasciarla sola! Veramente – e credetemi, perché noi siamo dentro questi flussi – c’è il mondo che si muove e non lo si può lasciare da solo.

D. – Tra i migranti che vedete passare al confine, ci sono anche migranti per ragioni di cambiamenti climatici?

R. – C’è tutto il mondo in questa grande marcia. Tutto il mondo! Ognuno si muove per una ragione: non ci si muove per sport. Se si sentono le loro storie e si ha l’opportunità di passare del tempo con loro, si scoprono storie di desiderio di rinascita, di libertà, di espressione in tutti i sensi, dal diritto all’educazione, al diritto alla sicurezza, al diritto ad un lavoro. E’ una grande marcia, c’è tutto. E’ anche il mondo che cambia.








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