2015-12-01 12:07:00

Papa ai giornalisti su Africa, fondamentalismo, corruzione


“Che Dio benedica l’Africa!”  E’ con questo tweet che oggi Papa Francesco è tornato col pensiero al continente appena visitato, in tre tappe: Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana. L’11° viaggio Apostolico del Pontefice si è concluso ieri sera con l’atterraggio a Ciampino alle 18.30 e la visita, prima del rientro in Vaticano, alla Basilica di Santa Maria Maggiore. E’ la 28.ma volta che Francesco ripete questo gesto tradizionale di affidamento e ringraziamento alla Vergine, la Salus populi romani, per il felice esito dei suoi viaggi.

Sul volo di rientro, la consueta conferenza stampa con i giornalisti al seguito. In un’ora circa, Papa Francesco ha risposto a diverse domande sugli aspetti salienti del viaggio ma anche sul processo in corso in Vaticano e sulle principali questioni internazionali, dal dialogo possibile con l’Islam, al fondamentalismo, presente in tutte le religioni, alla Conferenza in corso a Parigi su cui Francesco si è detto fiducioso. Quindi la conferma del prossimo viaggio in Messico. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Nel taccuino di viaggi del Papa c’è sicuramente il Messico e la promessa fatta ai tre patriarchi di una presenza in Armenia, ma nel presente c’è l’Africa appena visitata, che ha lasciato “memorabili” nel suo cuore - confessa ai giornalisti - le folle, la gioia, la “capacità di fare festa con lo stomaco vuoto”:

“Per me l’Africa è stata una sorpresa. Io ho pensato: “Dio ci sorprende, ma anche l’Africa ci sorprende!”… Io ho visto, nelle tre Nazioni, che avevano questo senso dell’accoglienza, perché erano felici di sentirsi visitati. Poi, ogni Paese ha la sua identità: il Kenya è un po’ più moderno, sviluppato; l’Uganda ha l’identità dei martiri…il coraggio di dare la vita per un ideale, e la Repubblica Centrafricana, la voglia di pace, di riconciliazione, di perdono”

Parlando con giovani e famiglie povere ed escluse dai diritti Francesco ha provato, rivela, grande dolore e descrive l’Africa come paese vittima anzi “martire” dello sfruttamento di quella che torna a definire, “idolatria” del Dio denaro, "centro del sistema economico". Chi dice che dall’Africa vengano “tutte le calamità e tutte le guerre non capisce bene che fanno all’umanità certe forme di sviluppo”.

Anche l’Aids devasta l’Africa, chiede un giornalista, c’è la possibilità di cambiare la linea della Chiesa in materia di prevenzione?

“La grande ferita è l’ingiustizia sociale, l’ingiustizia dell’ambiente, l’ingiustizia che ho detto, dello sfruttamento, e la malnutrizione. Quello è. A me non piace scendere a riflessioni così casistiche, quando la gente muore per mancanza di acqua e di fame, di habitat …”

Quando tutto questo non ci sarà più, conclude il Papa, allora ci soffermeremo su problemi così particolari.

Attualità internazionale in primo piano tra le domande. Il  fondamentalismo in azione a Parigi è per Francesco una “malattia che esiste in tutte le religioni” a partire dal cattolicesimo:

“Noi cattolici ne abbiamo alcuni: non alcuni, tanti, che si credono con la verità assoluta e vanno avanti sporcando gli altri con la calunnia, con la diffamazione, e fanno male: fanno male. E questo lo dico perché è la mia Chiesa: anche noi, tutti! E si deve combattere “

Ma non si può cancellare una religione perché ci sono gruppi fondamentalisti, riflette Francesco. Con l’Islam, ripete il Papa a più riprese, “il dialogo” e l’amicizia è esperienza possibile, tanti sono i loro “valori costruttivi”. Sul nuovo capitolo della guerra tra Russia e Turchia Francesco ripete che come tutte le guerre è un “peccato contro l’umanità”, un “affare di armi” e che l’Onu deve fare di più superando il rischio di un “nominalismo dichiarazionista”.

Pieno di speranza è lo sguardo di Francesco sulla conferenza in corso a Parigi sui cambiamenti climatici, nonostante quanto fatto finora, dice, sia poca cosa e la situazione peggiori ogni giorno: 

“Ma siamo al limite! Siamo al limite di un suicidio, per dire una parola forte. E io sono sicuro che  quasi la totalità di quelli che sono a Parigi, al Cop21, hanno questa coscienza e vogliono fare qualcosa ….mi auguro sia così, prego per questo”

Due le domande anche sulla lotta alla corruzione e sul processo in corso in Vaticano. “Continuerò con i cardinali l’opera di pulizia”, sono state le parole di Francesco, che apprezza e incoraggia il ruolo di denuncia della stampa purchè, precisa, sia “professionale” e le notizie non “vengano manipolate”; e se ”un giornalista sbaglia chiede scusa”:

“La stampa professionale deve dire tutto, senza cadere nei tre peccati più comuni: la disinformazione – dire la metà e non dire l’altra metà -, la calunnia – la stampa non professionale, quando non c’è professionalità, si sporca l’altro con verità o senza verità – e la diffamazione”

Di certo, ricorda Francesco, Benedetto XVI è stato il primo a denunciare la “ sporcizia nella Chiesa” e “ noi lo abbiamo eletto per questa libertà di dire le cose”; e di certo è stato un "errore" aver introdotto nella Cosea, la Commissione Vaticana, mons. Balda e la signora Chaouqui, oggi imputati nel processo in corso:

“I giudici ci diranno la verità sulle intenzioni, come l’hanno fatto … Per me, non è stata una sorpresa, non mi ha tolto il sonno perché propriamente hanno fatto vedere il lavoro che si è incominciato con la Commissione di Cardinali – il C9 – di cercare la corruzione e cose che non vanno”

Il desiderio del Papa sarebbe stato quello di chiudere entro l’8 dicembre ma ”non credo si potrà fare”, afferma, perché è importante che gli avvocati abbiano tempo di organizzare bene le difese.








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