2015-11-29 12:59:00

Chiesa in Centrafrica: con il Papa per ritrovare coesione e speranza


L'entusiasmo con cui i centrafricani stanno accogliendo il Papa a Bangui è incontenibile. In migliaia lo hanno salutato all'aeroporto e lungo la strada che lo portava nella capitale. Il nunzio mons. Coppola ha detto i fedeli potevano essere ancora più numerosi ma in molti - anche sacerdoti, suore, missionari - non sono riusciti a raggiungere la capitale a causa dell'impraticabilità delle strade e dell'insicurezza. La nostra inviata a Bangui Romilda Ferrauto ha raccolto la testimonianza di un sacerdote della città di Bambari e di una religiosa che da anni opera nella capitale. Don Firmin Gbagoua è vicario generale a Bambari e spiega cosa rappresenta per il Centrafrica la visita di Francesco:

R.  – La visita di Papa Francesco in questa situazione di crisi gravissima per la nostra nazione, per noi cristiani e musulmani è un’opportunità per stare di nuovo insieme, cosa che abbiamo perduto durante questi tre anni.

D. – A Bambari avete vissuto momenti difficili?

R. –  Difficilissimi, perchè la città è divisa in due: i musulmani, sono da una parte e i cristiani dall’altra. Ma stiamo lavorando per creare questa coesione, questa unità tra la nostra popolazione.

D . – Ci sono ancora atti di violenza?

R . – Certo. Due o tre settimane fa sono state incendiate case, alcuni giovani sono stati uccisi... I ribelli Seleka e anti-Balaka, sono sempre presenti nella città, nei campi profughi, sono sempre lì. E’ una situazione molto delicata. Secondo me, occorre ripensare a come stare di nuovo insieme, alla coabitazione. La situaizone di Bambari è molto delicata.

Suor Angelina Santa Giuliana della Congregazione di Maria Missionaria che opera nelle scuole primarie e nel dispensario, racconta quali difficoltà incontra nella sua missione:

R. – La difficoltà è avere i mezzi economici, anche materiali, per poter sostenere la scuola perché i genitori non hanno più la possibilità di pagare. Dal punto di vista sanitario, molte persone, i genitori di molti bambini non hanno la possibilità di pagare le cure necessarie. Quindi molte morti sono constatate per malaria.

D.  – C’è la questione dell’insicurezza, questo complica la vostra vita?

R. – Complica da un punto di vista di rifornimenti di materiali, ma per la circolazione fino ad oggi non abbiamo avuto problemi.

D.  – Per lei cosa significa la visita del Papa, qual è il significato profondo e cosa potrà portare a questo Paese?

R. – Per questo Paese ha un significato enorme, perché è un segno di speranza: la gente sente che non è dimenticata dalla Chiesa e dal Papa in particolare. Per me, personalmente, ha il significato profondo  di vicinanza alla gente che soffre e questo credo sia il messaggio più grande che questa visita possa lasciare in questo Paese in questo momento.








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