2015-11-28 13:40:00

Russia e Turchia: è scontro anche sul fronte economico


Le diplomazie di Russia e Turchia sono al lavoro per evitare un’ulteriore escalation nei rapporti bilaterali, dopo l’abbattimento del jet di Mosca martedì scorso, ma nelle sedi ufficiali minacce e accuse reciproche restano pesanti. Si parla di petrolio acquistato dall’Is in cambio della vendita di armi. Da qui anche una serie di ritorsioni economiche attuate da Mosca: reintroduzione dei visti, blocco di import e stop ai viaggi sia verso la Russia che sul Bosforo. Una guerra economica che se portata avanti costerebbe ad entrambi i Paesi miliardi di perdite. E’ dunque una cosa possibile o le acque si calmeranno con l’incontro previsto tra i Presidenti, lunedì a Parigi? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Nathalie Tocci vice direttore dell'Istituto Affari Internazionali:

R. – Non credo che si arriverà ad una rottura totale dei rapporti bilaterali. E questo lo dico sulla base di quello che è la storia fra Turchia e Russia: sono sempre state in competizione, ma sono sempre state legate da tutta una serie di interessi - energetici, commerciali e geopolitici - che hanno sempre fatto sì che  questa competizione venisse contenuta. Quindi questo mi fa pensare che, anche in questo caso, né Russia né Turchia si possano permettere una rottura totale del rapporto.

D. – Probabilmente non arriveranno a scontrarsi perché gli interessi sono, appunto, quelli che lei ha citato: però l’intervento della Russia diretto in Siria e anche suoi pozzi petroliferi deve aver sconquassato un po’ quelle che erano gli obiettivi della Turchia. Perché, secondo lei?

R. – Perché la Russia aveva iniziato ad attaccare villaggi turcomanni in cui c’erano cellule jihadiste, che la Turchia considera opposizione legittima ad Assad, dà loro le armi, dà loro tutta una serie di sostegno anche logistico. Che cosa, secondo me, stava cercando quindi di fare la Turchia con la questione dell'aereo? Anzitutto chiaramente dare un segnale ai russi: “non ci provate, questa è roba nostra!”. In secondo luogo, in qualche modo, voleva complicare quello che è lo scacchiere che si sta componendo a Vienna. E qual è il discorso che si sta portando avanti a Vienna? Da un lato il fronte militare anti Is e dall’altro il fronte politico che cerca di arrivare ad un cessate-il-fuoco nelle zone non Is, che poi piano piano porterà ad una transizione politica, che però non vedrà un Assad che scompare dall’oggi al domani. Questa è una posizione, in qualche modo, molto antiturca: la Turchia e l’Arabia Saudita, sostanzialmente, sono quelli che hanno sempre detto che Assad se ne deve andare, se ne deve andare il prima possibile. Quindi, in questa situazione post-Parigi in cui si vedeva la Russia che si avvicinava all’Occidente, con l’abbattimento dell’aereo subentra chiaramente il discorso Nato, il discorso di solidarietà: quindi anche se a porte chiuse si dice “forse la Turchia ha un po’ esagerato”, di fatto poi pubblicamente nel momento in cui c’è stata una violazione dello spazio aereo, in cui comunque la Turchia ha iniziato a parlare dell’art. 5, la Nato fa fronte insieme alla Turchia. In questo senso, si complicano di nuovo i rapporti con la Russia e quindi il percorso di Vienna che è un percorso invece inclusivo.

D. – L’attesa è per questo incontro politico ad alto livello tra Erdogan e Putin  – come si spera che ci sia – lunedì in occasione dell’apertura della Conferenza sul clima a Parigi. L’accordo sul clima potrà essere intaccato da questo episodio?

R. - Non credo! Non credo! Mentre il discorso di Vienna e quindi il processo di pace in Siria è strettamente collegato al conflitto bilaterale, in questo caso no! Turchia e Russia sono sempre state in competizione, ma sono sempre riuscite – in qualche modo – alla fine a far prevalere il pragmatismo nel rapporto bilaterale. E anche in questo caso, visto che comunque sul discorso cambiamento climatico in realtà Turchia e Russia non hanno interessi opposti, non vedo motivo per cui si dovrebbe tradurre il conflitto su un piano scollegato, a differenza del discorso di Vienna.

D. – Potrà avvenire quindi questo incontro, secondo lei?

R. – Non mi stupirebbe se l’incontro non dovesse avvenire. E’ capace che ancora siano troppo caldi gli animi; ma forse no… Forse il lavoro che comunque sta facendo la diplomazia sottobanco è sufficiente per preparare un bilaterale, che non è completamente esclusivo.








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