2015-11-23 07:27:00

Argentina: Mauricio Macri (centrodestra) è il nuovo presidente


In Argentina, il ballottaggio presidenziale è stato  vinto da Mauricio Macri, leader della coalizione di centro-destra 'Cambiemos', che ha prevalso con il  51,4% dei suffragi a fronte del  48,5%  del peronista Daniel Scioli con il 98,9% delle  schede scrutinate. La vittoria di Macri - afferma ai nostri microfoni Giuseppe Dentice, esperto di America Latina, dell’Ispi, Istituto Studi Politica Internazionale - potrebbe segnare un cambio di passo nella strategia politica, di politica economica e sociale, portando ad una nuova linea, più liberista e liberale. Ma quali sono le sfide principali che il nuovo presidente dovrà affrontare? Ascoltiamo Giuseppe Dentice al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – Le sfide sono molteplici e non riguardano soltanto l’economia. Riguardano anche la società: c’è la lotta alla corruzione e quella all’inflazione. Vari indicatori socio-economici mostrano che non vi sono segnali di una ripresa favorevole nel Paese. Allo stesso tempo, è necessario favorire un maggiore ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, una maggiore competitività del modello argentino, anche rispetto a quello delle altre economie latino-americane. Quindi le sfide del nuovo presidente sono numerose, ma rischiano di essere vuote se non si darà una nuova linea politica che sia basata su programmi e strategie concerete.

D. – L’Argentina è un Paese dalle grandi potenzialità, ma ha avuto duedefault: perché non riesce a stabilizzare la propria economia?

R. – Le difficoltà sono dettate non solo dai vincoli imposti dalla comunità internazionale - in questo caso dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) o dalla Banca Mondiale - ma anche da problemi interni, dettati dalla struttura economica argentina. La corruzione, ad esempio, è un problema serio che non permette lo sviluppo di un certo tipo di sistema concorrenziale. Allo stesso tempo, avere un’inflazione così alta non facilita assolutamente una revisione della spesa pubblica. O ancora: anche il dover cedere alle spinte popolari per tentare di placare la rabbia sociale non favorisce un sistema di politica economica efficiente. Quindi, volendo sintetizzare, tutta questa serie di tante e piccole criticità non ha favorito il modello argentino, rendendolo vincente, ma ha creato un modello altamente instabile e suscettibile di cambiamenti a seconda sia del contesto internazionale sia – e soprattutto – di quello interno.

D. – Una sfida dunque è proprio questa: arrivare alla stabilità?

R. – Sì! La cosa importante per arrivare a questo obiettivo consiste nel creare un modello argentino stabile e altamente concorrenziale che possa favorire un vero e proprio sviluppo.








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