2015-11-22 07:00:00

Giubileo: in un libro i Santi della misericordia a Roma


“La misericordia non è buonismo perché non è opera nostra. I Santi conoscono per esperienza diretta questa verità e l’hanno testimoniata con la vita”. E’ quanto il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin scrive nella prefazione del libro “I Santi della misericordia. Itinerari a Roma e dintorni” pubblicato in questi giorni per i tipi dell’Ecra. A realizzare il volume la giornalista Laura Badaracchi, che si è avvalsa delle foto di Stefano Dal Pozzolo dell’agenzia “Contrasto”. Un modo per riscoprire i grandi Santi che hanno lasciato le loro tracce nella storia ma anche figure meno note, innamorate degli ultimi. Benedetta Capelli ha intervistato l’autrice:

R. – Il percorso parte dalla Porta Santa della Basilica di San Pietro, alla scoperta dei due recentissimi Santi: San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII, sepolti nella Basilica. L’elemento che unisce tutti è questo sentirsi amati dal Signore e poi il fatto che non abbiano tenuto per sé questo amore ma abbiano deciso di donarlo agli altri, in forma diversissime: c’è chi l’ha donato fino al martirio, c’è chi – come San Filippo Neri – l’ha donato in particolare ai ragazzi, ma anche ai poveri di Roma; c’è Ignazio di Loyola, che è un grandissimo donatore di discernimento e anche lui, di passione per i poveri; c’è Francesco di Assisi che nell’incontro con il lebbroso riconosce il volto di Cristo. Ci sono poi tantissime curiosità, legate anche alle varie figure. Ad esempio, nel capitolo su San Lorenzo diacono e martire, tra le curiosità ricordo Chiara Corbella Petrillo che è una giovanissima mamma romana, morta a soli 28 anni per un tumore, che ha rifiutato le cure per dare la vita al figlio Francesco, e che è sepolta nel cimitero del Verano, attiguo alla Basilica di San Lorenzo, appunto. Poi ci sono preghiere o orazioni o riflessioni che spiegano un po’ questa passione per la Misericordia, questa Misericordia incarnata che unisce un po’ tutti questi Santi, tutte queste figure.

D. – Roma è una città nella quale i più grandi Santi sono passati. Ma ci sono alcune personalità meno conosciute che sono, invece, l’emblema proprio della Misericordia?

R. – Mi sono permessa di inserire in questo libro un capitolo dedicato ad Antonietta Meo, soprannominata dai familiari “Nennolina”, una bambina di appena sei anni e mezzo che è venerabile, per la quale è in corso la Causa di Beatificazione, e che era una beniamina dell’Azione Cattolica. Purtroppo è scomparsa prematuramente a causa di un sarcoma osseo. Questa bambina ci regala dei pensierini, dei bigliettini a Gesù, a Maria e anche ad alcuni Santi, in cui esprime proprio il suo amore per gli altri, anche il suo pensiero per i bambini africani, per i missionari e anche l’offerta delle sue sofferenze per il bene degli altri. Quindi mi sembrava un ritratto straordinario, facilmente raggiungibile perché la sua tomba si trova nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, molto nota – ovviamente – per le reliquie della Croce, ma poco nota per la presenza di Antonietta che proprio in quel quartiere è nata e vissuta: per questo, poi, la sua salma è stata traslata dal cimitero del Verano alla Basilica di Santa Croce.

D. – Questa pubblicazione ha anche uno scopo benefico importante, perché tutti i diritti d’autore sono devoluti in beneficienza …

R. – Sì. Questa è stata una scelta che era doverosa, nell’Anno della Misericordia. Io conosco queste quattro realtà: il Centro Astalli dei Gesuiti da moltissimi anni, la Caritas diocesana di Roma, le missioni camilliane e poi il “Progetto Ripa”, che è un progetto di accoglienza per persone in difficoltà – immigrati, poveri, persone che escono dal carcere, persone con problemi di dipendenze – promosso dalla Comunità del Terz’Ordine Francescano Secolare della parrocchia di San Francesco a Ripa. Non dobbiamo mai dimenticare che i poveri e gli immigrati sono la carne di Cristo, come Papa Francesco ci ripete in continuazione …








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