2015-11-21 13:29:00

Terrorismo. Voto all'Onu contro l'Is, in Belgio allerta massima


Il Belgio innalza al livello 4 l’allarme terrorismo nell’area di Bruxelles per “minacce imminenti”; a Parigi e in tutto l’Ile-de-France, intanto, prorogato il divieto di manifestazione fino al 30 novembre, data d’inizio della Conferenza internazionale sul clima. E mentre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva all’unanimità la risoluzione sul coordinamento degli sforzi, l’intelligence britannica intercetta comunicazioni dell’Is ai foreign fighters: "Restate a casa e aspettate istruzioni". Roberta Barbi:

Chiuse le metropolitane, i grandi magazzini, annullate le competizioni sportive più importanti: è un Belgio blindato, in particolare nell’area di Bruxelles, per “minaccia terroristica imminente” quello che presenta il premier Charles Michel alla popolazione, cui raccomanda di tenersi informati solo sui canali ufficiali. Ieri sera la polizia belga ha scoperto un arsenale di armi e prodotti chimici a Molenbeek, dove ha annunciato perquisizioni casa per casa. E sempre in Belgio, arrestati tre sospetti militanti dell’Is, uno dei quali potrebbe essere l’uomo che ha aiutato Salah Abdeslam a scappare dopo gli attentati a Parigi, da dove arriva la conferma che “la mente” degli attacchi, Abaaoud, aveva partecipato personalmente alle azioni. Intanto, secondo intercettazioni dell’intelligence britannica, l’Is starebbe ordinando ai “foreign fighters” di non andare in Siria, ma di attendere istruzioni per colpire in patria. Proprio nel tentativo di arginare il flusso di jihadisti, ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità la risoluzione proposta dalla Francia che consente agli Stati “l’adozione di tutte le misure necessarie”, compresi maggiori controlli alle frontiere anche per i cittadini europei.

Cosa cambierà nel quotidiano l’adozione di questa risoluzione delle Nazioni Unite? Lo abbiamo chiesto a Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa:

R. – Cambierà in questo senso: i Paesi che lo vorranno, potranno intensificare i loro sforzi contro il Daesh, contro l’Is, nell’ambito di questa risoluzione dell’Onu che quanto meno offre una cornice di minima legittimità. Molto verrà lasciato alla volontà, agli interessi delle parti in gioco perché mi pare di capire che non vi sia grande accordo nell’ambito della comunità internazionale su come effettivamente affrontare il Daesh. Credo si sia lontani da quella grande coalizione di cui si parlava.

D. - Intensificare i controlli alle frontiere anche per i cittadini europei è chiaramente una misura per arginare il flusso dei “foreign fighters”. Ma come la mettiamo con Schengen?

R. - Purtroppo noi paghiamo quattro anni di mancata politica di controllo in questo senso, perché i cosiddetti “foreign fighters” non si sono improvvisamente riversati in Europa negli ultimi mesi, è un fenomeno che va avanti da anni. Nel nostro piccolo, noi abbiamo messo in guardia da questo fenomeno, però si è deciso in nome di Schengen, in nome dei valori dell’Unione Europea, di lasciar fare. Il problema è che adesso qualcosa bisogna fare e rafforzare i controlli alle frontiere mi sembra il minimo necessario.

D. - In passato, per legittimare interventi armati internazionali, si invocò il Capitolo 7 della Carta Onu. In questa risoluzione invece mancano riferimenti all’ipotesi di utilizzo della forza. Perché?

R. – Mancano perché - come dicevo prima - non c’è accordo nell’ambito della comunità internazionale su come affrontare il Daesh. Non dimentichiamoci che un attore importante, probabilmente quello fondamentale in Siria, cioè la Russia, non combatte solo l’Is ma combatte anche gli altri ribelli che si oppongono al regime di Assad e tra questi ci sono gruppi più o meno qaedisti che sono apertamente finanziati e supportati da alcuni importanti Paesi: mi riferisco all’Arabia Saudita, al Qatar e alla Turchia. Per cui mettere d’accordo tutte le esigenze nell’ambito di una risoluzione più incisiva che si richiamasse specificamente al Capitolo 7 non era oggettivamente possibile.

D. - La risoluzione è stata approvata all’unanimità: si tratta di un segnale importante o no?

R. - Generalmente l’unanimità in consessi del genere significa scarsa incisività o quanto meno un’incisività non paragonabile a quella che ci sarebbe richiamandosi al Capitolo 7.








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