2015-11-21 16:30:00

Fisichella: Chiesa ha trascurato la misericordia per raggiungere l'uomo


Ora più che mai il mondo ha bisogno di vedere spalancata una porta di misericordia. L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, guarda all’inizio dell’Anno Santo proclamato da Papa Francesco soffermandosi sulla recente tragedia di Parigi. La Chiesa, ribadisce, vuole accogliere tutti, senza paura: “Sull’obelisco di San Pietro non sventolerà la bandiera bianca di resa al terrore”, dice ancora mons. Fisichella. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:

R. – Il mondo ha dimenticato la misericordia, e purtroppo anche noi, spesso, non abbiamo fatto della misericordia la strada maestra per raggiungere gli uomini e le donne del nostro tempo. E quindi, in un momento anche così delicato come quello che stiamo vivendo, c’è anche un cambiamento che è epocale. Questo significa che c’è un cambiamento nei costumi, nel modo di pensare, nei nostri linguaggi, negli stili di vita. Questa dimensione obbliga la Chiesa ad un’attenzione maggiore su come essere capace di annunciare il Vangelo di sempre. Questo mi sembra sia anche uno dei motivi per cui il Papa ha affidato al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione l’organizzazione del Giubileo: perché desidera che l’annuncio della misericordia, oltre ad essere un elemento di conversione per la Chiesa, sia anche uno dei contenuti fondamentali in questa nuova tappa dell’evangelizzazione che la Chiesta sta compiendo.

D. – Papa Francesco ha voluto che, anche fisicamente, l’accostarsi  alla Porta Santa in San Pietro, ma anche altrove, fosse un vero e proprio pellegrinaggio. In che modo si potrà compiere questo itinerario, che non è solo un percorso esteriore?

R. – Il Papa consiglia che il pellegrinaggio venga fatto verso tutte le Porte Sante che sono aperte nel mondo. E quindi il Papa sollecita le varie diocesi a concretizzare l’apertura della Porta Santa, e il passaggio da quest’ultima, anche attraverso un breve pellegrinaggio che dia il senso di un cammino dell’uomo in questo suo incontro con il Signore. E non dimentichiamo che la Porta Santa ha un valore simbolico fortissimo: la Porta indica Gesù stesso. Gesù ha detto: “Io sono la Porta. Chi passa attraverso di me avrà la vita”. Poi qui a Roma sarà invece un aspetto concretamente molto più visibile, perché, da Castel Sant’Angelo, si muoverà il pellegrinaggio per la Porta Santa attraversando tutta via della Conciliazione e piazza San Pietro. Sarà un percorso protetto quello dei pellegrini, ma continuerà anche il traffico locale. Ebbene, questo pellegrinaggio porrà un interrogativo a tutte queste persone: perché lo fanno? E quindi sono domande che possono anche provocare degli interrogativi nel cuore degli uomini del nostro tempo, spesso distratti, che non pensano più al senso della propria vita. Un’esigenza di spiritualità a cui vuole richiamarsi il Giubileo.

D. – È importante ricordare come, sempre per desiderio di Papa Francesco, il Giubileo alle porte avrà una decisa connotazione locale: ci sono iniziative in preparazione in alcune diocesi che l’hanno particolarmente colpita?

R. – Noi stiamo ricevendo ancora adesso tante lettere pastorali dei vescovi che offrono alla propria diocesi, ai propri fedeli, indicazioni concrete. È ricca di iniziative la diocesi di Roma. Alla stessa stregua, nel mondo: penso a tanti vescovi che con entusiasmo stanno identificando nella propria capitale una Porta Santa, una porta della misericordia. E nel corso del Giubileo, il Papa compirà lui stesso dei segni di misericordia, segni che ripercorrono le opere di misericordia corporale e spirituale. E questi diventeranno anche una provocazione per le varie diocesi nel mondo a mettere in atto, a praticare queste indicazioni che saranno date dalla testimonianza di Papa Francesco.

D. – La preparazione di un Anno Santo, di un Giubileo, è anche una questione di strutture, di logistica. Come valuta il lavoro che è stato compiuto finora?

R. – Fin dall’inizio c’è stata subito una positiva collaborazione da parte dell’Autorità civile: in questo caso intendo il governo, la Regione e l’amministrazione comunale. Le diverse competenze: dalla mobilità alla viabilità, dalla sanità alla sicurezza, sono state viste con attenzione, con la dovuta cautela. Per cui, manifesto ancora una volta un ringraziamento per la collaborazione che durerà per tutto il Giubileo.

D. – Lei prima ha citato la parola “sicurezza”, e, inevitabilmente, ciò che è accaduto il 13 novembre scorso a Parigi, ha suscitato in molti sentimenti di inquietudine, di paura. Potendo appunto parlare a cuore aperto a queste persone, cosa direbbe loro?

R. – Mi sento di dire due cose. La prima certamente è un pensiero per le vittime della violenza, che non sono soltanto quelle di Parigi, ma sono sparse purtroppo per tutto il mondo. In un anno del Giubileo della Misericordia noi abbiamo pensato anche ad una veglia di preghiera per asciugare le lacrime. Quindi, innanzitutto una parola di consolazione, perché la misericordia significa anche consolazione. Poi c’è un secondo aspetto, ed è quello di tutti coloro che vogliono vivere il Giubileo, e di tutti coloro che vogliono mettersi in cammino – pellegrini – anche per raggiungere la città di Roma. Bene, a questo punto io direi: abbiamo visto le immagini di chi vuole mettere la bandiera nera sull’obelisco di piazza San Pietro. Ebbene, non ci sarà nessuna bandiera nera sull’obelisco di piazza San Pietro, ma non ci sarà neanche una bandiera bianca in segno di arresa. Perché il coraggio, la volontà di esprimere ancora uno stile di vita nel rispetto, nella pace, nella capacità di accoglienza, è ciò che fa della Chiesa una mediatrice privilegiata. E quindi nessuna bandiera bianca per arrendersi alla paura o al terrorismo. E soprattutto a un terrorismo che si richiama a una matrice religiosa, perché contraddice la sua stessa natura.








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