2015-11-21 12:40:00

Azzi (Federcasse): si' a riforma che mantenga legame con territorio


Il cosiddetto dossier salva-banche domani dovrebbe sbarcare al consiglio dei ministri. Quattro gli istituti commissariati che dovrebbero essere coinvolti: Banca Marche, Banca popolare dell'Etruria e Lazio e delle casse di Chieti e Ferrara. Intanto si continua parlare di riforma del credito cooperativo, in attesa che il governo vari un provvedimento. Se ne è parlato anche ieri all’assemblea del banche di settore, Federcasse. Alessandro Guarasci ha sentito il presidente Alessandro Azzi:

D. – Un’Europa che in qualche modo favorisce le aggregazioni, rischia di penalizzare, secondo lei , il Credito cooperativo?

R. – Decisamente no, se la norma sarà rispondente a un’impostazione che abbiamo proposto. In sostanza, noi riteniamo che l’integrazione a gruppo, così come si vuol definire in sintesi l’obiettivo della riforma, potrà consentire alle banche di credito cooperativo di mantenere le caratteristiche di cooperativa a mutualità prevalente di proprietà dei territori, ma nello stesso tempo dar loro un’organizzazione sistemica che consenta di reggere meglio le sfide di una competizione finanziaria e bancaria sempre più difficile.

D. – Però vi aspettavate in questi giorni anche un intervento del governo?

R. – Noi abbiamo apprezzato che il governo nel decreto legge del 20 gennaio, quello che riformò le popolari maggiori, non abbia inserito una riforma che sarebbe stata calata dall’alto sulle Bcc; da allora abbiamo sviluppato una fase dialettica, al nostro interno, per fare la nostra proposta di autoriforma. Nel mese di giugno abbiamo consegnato la sintesi di questa proposta al governo e stiamo aspettando che il governo decida l’emanazione di un provvedimento, che io ritengo debba essere un decreto legge, per il recepimento di quanto abbiamo proposto e l’ottenimento dei risultati a cui ho accennato poc’anzi.

D. – Il Paese sta ripartendo: vi sono buoni segnali sia sul fronte del pil, sia sul fronte dell’occupazione. Che cosa manca, però, secondo lei all’Italia per fare davvero il salto di qualità e, per esempio, agganciare altri Paesi che stanno dando segni di maggiore vitalità, come Germania e Spagna, per esempio?

R. – Anzitutto, un effettivo percorso o processo di semplificazione delle norme e delle attività per le imprese. Le imprese, molto spesso, sono gravate da adempimenti burocratici eccessivi, spesso non compresi o non comprensibili, addirittura, e occorre alleggerire da tutto questo per consentire alla capacità imprenditoriale di svilupparsi. Il secondo elemento che occorre recuperare è quello della fiducia: la fiducia è un ingrediente fondamentale dell’economia e della finanza, è un elemento che, se rimesso in circolo, dà riscontri e risposte straordinarie. Qualcosa al riguardo si sta recuperando: occorre accelerare in questo senso, ed evidentemente un obiettivo raggiunto facilita il raggiungimento degli altri.

D. – Per chiudere: domani dovrebbe arrivare il Consiglio dei ministri il cosiddetto “dossier salva-banche”. Qual è la sua opinione su questo provvedimento?

R. – Da quello che sembra di capire, si tratta di una risposta che il governo intende assumere relativamente alla crisi di quattro banche non di credito cooperativo, italiane, dopo che l’Europa, in particolare, ha ritenuto non praticabile la strada fin qui adottata del fondo interbancario, ritenendo che gli interventi del fondo interbancario in questa prospettiva siano aiuti di Stato non compatibili. Io credo che la Banca d’Italia non condivida questa interpretazione, non la condivida il governo, non la condivida l’Associazione Bancaria italiana e per quanto mi riguarda, anche a nome della Federazione italiana delle Bcc, ugualmente non la condivido anche avendo visto che in Europa, in tanti altri casi, sono stati consentiti interventi di questo tipo o addirittura aiuti direttamente dello Stato, senza che vi fossero obiezioni. Ora che tocca all’Italia, invece, sembra che questo non sia praticabile. Occorre pertanto che il governo adotti un intervento, una soluzione in parte alternativa rispetto a quella tradizionale.








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