2015-11-15 09:00:00

Aperta a Palermo una casa museo in memoria di don Puglisi


Un luogo per riflettere sul coraggio di donare la propria vita per gli altri, senza avere paura, fino al sacrificio estremo, ma anche per capire chi era don Pino Puglisi. Vuole essere questo la casa museo, aperta a Palermo nel quartiere Brancaccio, dedicata al sacerdote ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, e proclamato beato nel 2013.  La casa è gestita dai volontari del centro di Accoglienza Padre Nostro, fondato dallo stesso don Puglisi, nel 1991. Marina Tomarro ha intervistato il responsabile Maurizio Artale:

R. – L’idea nasce proprio dal fatto che questa casa era stata abbandonata, e dove era stato ucciso padre Puglisi non c’era niente che lo ricordasse. E allora, questa era sempre stata una nostra idea di creare un luogo dove la gente potesse ricordarlo. E’ stato un lavoro lungo, durato 20 anni, ma finalmente ci siamo riusciti. Abbiamo messo una teca con la statua di padre Puglisi, abbiamo messo un medaglione di bronzo che ricordasse proprio il luogo fisico dove era stato ucciso e abbiamo riacquistato la casa. Ci siamo messi in contatto con i fratelli che nel frattempo sono diventati soci e amministratori del Centro, e ci hanno donato tutte le cose di padre Puglisi. Diciamo che finalmente c’è un luogo anche fisico che riesce ad accogliere quei pellegrini che vogliono riflettere e pregare un poco sulla vita di Puglisi.

D. – Chi viene a visitare questa casa-museo?

R. – Vengono le scolaresche, vengono i seminaristi, vengono i preti, vengono i vescovi con i sacerdoti delle diocesi, viene la gente comune, vengono i singoli turisti che si trovano a Palermo e vogliono venire a visitare la casa. Per tantissimo tempo, la figura di Puglisi è stata legata al “pet” antimafia; e invece, Puglisi è uno che sta in mezzo alla gente. Padre Puglisi è quello che ha chiesto ai mafiosi di dialogare con loro! Il giorno prima che lo ammazzassero, lui durante un’omelia disse: “Io non capisco perché voi l’avete con noi, che vogliamo fare di Brancaccio un luogo abitabile per i vostri figli. Quindi, venite: parliamone, confrontiamoci”. Questo era Puglisi. Allora, il territorio incomincia a poco a poco a prendere coscienza veramente di chi fosse padre Puglisi …

D. – La casa-museo è collegata al Centro di accoglienza “Padre Nostro”, voluto proprio da padre Puglisi. Quali sono le iniziative del Centro?

R. – Il Centro da 22 anni continua ad operare a Brancaccio. La prima attenzione che abbiamo avuto è stata rivolta proprio ai bambini, poi agli adolescenti e poi facciamo il doposcuola, facciamo i campi scuola, li inseriamo in progetti anche con la Comunità europea, quindi organizziamo scambi, gemellaggi … E ancora, il Centro ha tantissime altre attività … Si occupa degli anziani, degli ammalati, dei detenuti in esecuzione penale esterna … Sono tante le attività che svolge il Centro! Quindi, in qualche modo ci ritroviamo nello stesso territorio a cercare di riqualificare – sempre attraverso la figura di padre Puglisi – un quartiere: dare fiducia ai giovani, creare posti di lavoro. Questo è il nostro obiettivo.

D. – Cosa è rimasto oggi degli insegnamenti di don Pino?

R. – Quello che è rimasto nei giovani, nei volontari, nei soci del nostro Centro è la sua caparbietà e il credere che le cose si realizzano. Lui diceva sempre: “Se Dio è con me, chi può essere contro di me?”. Abbiamo saputo rilevare da padre Puglisi la sua caparbietà e la sua fede e fiducia nella Provvidenza: ecco, questo è il messaggio che lui ci ha lasciato.








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