2015-11-13 15:00:00

Vigilia vertice sulla Siria. Forse ucciso il terrorista Is Jihadi John


La lotta contro il sedicente Stato islamico continua anche nei Paesi vicini al Libano. In Siria, i raid statunitensi su Raqqa potrebbero aver colpito, forse ferendolo, Jihadi John, feroce esecutore di molti video dell’Is, mentre in Iraq le milizie curde hanno ripreso la città di Sinjar. Intanto, continua il lavoro diplomatico. Domani, a Vienna, il secondo vertice dopo quello inaugurale di ottobre per cercare una soluzione alla crisi siriana, dopo quasi cinque anni e centinaia di migliaia di vittime. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Ferito ma non ucciso, questo dicono le ultime notizie non ufficiali del crudele esecutore di molte decapitazioni di ostaggi stranieri in mano al sedicente Stato islamico. Jihadi John, questo il nome di guerra del cittadino britannico di origine kuwaitiana, che sarebbe stato colpito durante un raid statunitense su Raqqa. Il territorio siriano continua infatti a essere martoriato sia dal contrasto ai miliziani jihadisti da parte della coalizioni internazionale sia dalla lotta del regime contro i ribelli, sospinti sempre di più dalla provincia di Aleppo. Lotta all’Is anche in Iraq: forse sono i miliziani islamici gli autori dell’attentato con 18 vittime oggi a Bagdhad. Di certo, i peshmerga curdi hanno sottratto loro la città di Sinjar e ora puntano a Mosul.

Le speranze di una tregua nell’area, a partire dalla transizione in Siria, sono tutte rivolte al vertice di una ventina di Paesi, domani a Vienna: co-presidenza Usa-Russia, presenza incerta ancora dell’Iran. Luci e ombre su questo appuntamento, come spiega Paolo Maggiolini, ricercatore dell’Ispi, l'Istituto studi di politica internazionale:

R. – E’ difficile prevedere se ci saranno significativi sviluppi, però certamente il fatto che ci sarà un nuovo incontro già è un fatto positivo, perché signica che prosegue l’idea di un accordo su una transizione, quindi l'idea di concentrarsi su una soluzione politica. Inoltre, c’è la questione di volere effettivamente coinvolgere tutti gli attori regionali e internazionali nel dialogo. Però, bisogna ricordare che la scorsa volta il nome di Assad non era mai ufficialmente comparso e anche nella proposta russa oggi non compare direttamente.Quindi, al di fuori della possibilità espressa di discuterne, rimangono forti distanze su cosa si intenda rispetto a un’uscita immediata o a lungo termine o a medio termine di Assad. Quindi, fondamentalmente per il futuro della Siria questo rimane ancora un aspetto problematico.

D.  – Sul tavolo ci sarà questo piano della Russia. Che ruolo avrà?

R. – Io credo che il piano in sé non sarà archiviato, perché recepisce e continua quello che era stato discusso nel 2012, quando poi effettivamente la guerra civile ha preso il suo corso. Il problema centrale però è l’assenza di un riferimento chiaro ad Assad e inoltre rimane la questione su chi le varie parti riconosceranno essere gli interlocutori locali coinvolti nella transizione, a partire da quali siano i gruppi delle opposizioni che anche il fronte russo-iraniano riconosce. Chiaramente, inoltre, in questa fase le parti locali siriane non sono direttamente coinvolte e anche questa è una necessità certamente politica, ma che ci fa capire quanti sono ancora i passi da fare.

D. – La presenza dell’Iran come si delineerà in questo appuntamento?

R. – Importante, chiaramente, è la presenza contestuale dell’Arabia Saudita e dell’Iran, perché l’argomento è la Siria. Ma la possibilità di un riavvicinamento, anche di un dialogo, per quanto duro possa essere tra questi due attori, è fondamentale sia in prospettiva irachena che yemenita. Rimane però il nodo di capire esattamente quale sarà la disponibilità a trattare sulla figura di Assad, soprattutto perché al di fuori di ogni disponibilità al dialogo è sempre stato ribadito per ora che l’Iran si rimette al popolo siriano nella scelta del suo assetto politico futuro. Non è facile prevedere il prossimo round cosa porterà. Verosimilmente, non sarà un round storico, ma servirà per mantenere vivo questo canale di dialogo a patto che tutti saranno presenti.

D. – Iran e Russia spingono perché le decisioni di questo vertice non si sovrappongano a quello che è l’accordo interno alla Siria, non decidano cioè per la Siria dall’esterno... Regime e opposizione, dunque: in tutto questo cosa succede a loro? Se ne dovrà occupare l’Onu?

R. – Se è vero che il dialogo cerca per ora di creare le condizioni regionali – ed è importante perché chiaramente dovrebbe aiutare o permettere un qualche scambio e disgelo tra le varie posizioni – dovrebbe però anche portare alla fine a riconoscere almeno una legittimità di tutti gli attori coinvolti e quali questi siano. Se è molto chiaro infatti che tutti ritengono che il cosiddetto Stato islamico sia il nemico non è così chiaro con altri gruppi che comunque hanno animato l’opposizione e la guerra civile fino ad oggi. Quindi, credo che quella che sarà poi la fase di transizione ancora oggi non è chiara negli intendimenti degli attori del dialogo.








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