2015-11-12 10:30:00

Consulta su Legge 40: via libera a selezione embrioni


In Italia, nuova sentenza della Corte Costituzionale in materia di procreazione assistita, regolata dalla Legge 40. Cade il divieto di selezionare gli embrioni sani rispetto a quelli malati, per evitare l’impianto di quelli affetti da gravi malattie genetiche trasmissibili, già indicate nella Legge 194 sull’aborto. Resta il divieto di distruggere quelli scartati, non impiantati. Reazioni negative hanno espresso l’Associazione Scienza & Vita, il Movimento per la Vita Italiano e il Movimento PER, sottolineando che tale sentenza segna un altro passo avanti nella cultura dello scarto, inserendo i principi dell’eugenetica nell’ordinamento italiano, distinguendo tra esseri umani di serie A e B. Roberta Gisotti ha intervistato la prof.ssa Laura Palazzani, ordinario di Filosofia del Diritto all'Università Lumsa di Roma:

R. – Questa sentenza riprende una precedente sentenza, sempre di quest’anno, che ha ammesso alla procreazione assistita anche coppie fertili che abbiano probabilità di trasmettere malattie genetiche. La legge vietava questo, perché riteneva che potessero accedere alla procreazione medicalmente assistita solamente coppie infertili. Questa sentenza ha abolito il reato di selezione eugenetica.

D . – Per assurdo qualcuno potrebbe obiettare che questa selezione è permessa solo alle coppie affette da patologie genetiche e non a tutte le coppie…

R. – Sì. E’ una domanda molto interessante questa, perché effettivamente in tutte queste sentenze progressive della Corte Costituzionale sulla Legge 40 ci si appella al principio di non discriminazione. E anche questa, in qualche modo, sarebbe una discriminazione: far sì che solo le coppie che hanno il rischio di trasmissione malattia genetica possano selezionare gli embrioni e non, invece, le altre coppie. Il grande rischio, di fronte al quale oggi ci troviamo, è che ci possa essere quel famoso “pendio scivoloso” di cui spesso parlano i bioeticisti e cioè che noi cominciano ora a selezionare embrioni malati, di malattie gravi, con trasmissione genetica e poi, forse, possiamo aprire anche alla possibilità che tutti possano accedere alla procreazione assistita, facendo una selezione sulla base delle caratteristiche genetiche. C’è un filosofo - Habermas - che è intervenuto su questo tema, dicendo che è facile poter scivolare da un’eugenica negativa, che seleziona cioè embrioni malati, ad una eugenetica positiva, che seleziona cioè gli embrioni sulla base delle caratteristiche genetiche desiderate. Ecco, la Legge 40 originariamente tutelava e proteggeva l’embrione umano: ora sta andando verso il cosiddetto diritto ad avere un figlio sano, ad accedere cioè alla procreazione assistita per selezionare solamente i bambini sani, perché non si accettano più i bambini malati.

D. - Possiamo dire che questa Legge 40, che risale al 2004 - sappiamo confermata da un referendum del 2005 - sta comunque mutando a colpi di sentenze?

R. – Sì, questo è vero. Nel 2009 c’è stata una sentenza, sempre della Corte Costituzionale, che aboliva il limite alla produzione del numero di embrioni: la legge originariamente diceva che si possono produrre non più di 3 embrioni. La sentenza della Corte Costituzionale aveva aperto e lasciato la possibilità – a discrezione del medico – della determinazione del numero di embrioni da produrre. Poi nel 2014 è caduto anche il divieto della fecondazione eterologa: quindi ammette ora la possibilità anche della donazione di gameti esterni alla coppia che chiede l’accesso alla procreazione assistita. Quindi molti dei divieti della Legge 40-2004 sono stati aboliti dalla Corte Costituzionale, che piano piano sta modificando la struttura della legge. Ripeto: la legge nasceva con l’idea della protezione dell’embrione umano e quindi del considerare il concepito – l’embrione umano – un soggetto di diritti. Ora, con queste progressive modifiche, certamente non si può più dire che l’embrione umano è soggetto di diritti. Ci sono ancora delle tutele, ma le tutele stanno sempre più indebolendosi a favore, invece, del diritto delle persone adulte - che chiedono accesso alla procreazione assistita - di accedere,  di poter avere la donazione di gameti esterni e di poter anche selezionare degli embrioni umani.

D. – Ma non sarebbe più corretto riportare il dibattito all’interno del Parlamento, piuttosto che proseguire nelle aule di tribunale?

R. – Io sono assolutamente d’accordo con lei su questo, perché il vero problema è che ora non è facile capire che cosa è permesso e che cosa è proibito. Le faccio un esempio: l’abolizione del divieto alla procreazione eterologa non significa che oggi sia ammessa la procreazione eterologa o perlomeno non si capisce bene com’è regolata la procreazione eterologa. Le faccio un esempio ancora più specifico: esiste in Italia la selezione del donatore, la coppia può selezionare il donatore? Non si sa! Quali sono i criteri di selezione del donatore? Non si sa! Quali sono le modalità di conservazione di dati del donatore? Esiste il diritto del bambino che nascerà dall’eterologa a conoscere le sue origini genetiche oppure il donatore rimarrà anonimo? Non si sa! Quindi significa che si è aperto alla procreazione eterologa, ma non c’è una regolazione chiara della procreazione eterologa. Il ministro della Salute aveva nominato un gruppo di lavoro su questo tema; al Comitato nazionale per la Bioetica è stato emanato un parere su questo tema, però ad oggi non c’è una regolazione chiara. Per cui ci sono dei centri che praticano già la procreazione eterologa oggi, ma non c’è una regolazione chiara dell’eterologa. Ecco allora che sarebbe veramente opportuno che questa tematica andasse ri-affrontata in modo organico in Parlamento per emanare un nuova legge – a questo punto – sulla procreazione assistita che tenga in considerazione tutti questi cambiamenti, ma in modo più equilibrato.








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