All’inizio dell'udienza generale di oggi in Piazza San Pietro, il Papa ha esortato a pregare per la Chiesa italiana che sta celebrando il Convegno nazionale a Firenze. Quindi, ha svolto la sua catechesi “su una qualità caratteristica della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e ad essere felici di poterlo fare”.
Famiglia: insieme a tavola, esperienza fondamentale
“Condividere e saper condividere – ha detto Papa Francesco
- è una virtù preziosa! Il suo simbolo, la sua “icona”, è la famiglia riunita intorno
alla mensa domestica. La condivisione del pasto – e dunque, oltre che del cibo, anche
degli affetti, dei racconti, degli eventi… – è un’esperienza fondamentale. Quando
c’è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola.
In alcune culture è consuetudine farlo anche per un lutto, per stare vicino a chi
è nel dolore per la perdita di un familiare”.
Una famiglia che non parla a tavola è poco famiglia
“La convivialità è un termometro sicuro per misurare
la salute dei rapporti: se in famiglia c’è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta,
a tavola si capisce subito. Una famiglia che non mangia quasi mai insieme o in cui
a tavola non si parla ma si guarda la televisione o lo smartphone è una famiglia “poco famiglia”.
Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino, e non si ascoltano
fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato”.
Gesù insegnava volentieri a tavola
“Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla convivialità,
tutti lo sanno. Il Signore Gesù insegnava volentieri a tavola, e rappresentava talvolta
il regno di Dio come un convito festoso. Gesù scelse la mensa anche per consegnare
ai discepoli il suo testamento spirituale - lo fece a cena - condensato nel gesto
memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali Cibo e Bevanda
di salvezza, che nutrono l’amore vero e durevole”.
Famiglia che partecipa all'Eucaristia vince tentazione chiusura
“In questa prospettiva, possiamo ben dire che la famiglia
è “di casa” alla Messa, proprio perché porta all’Eucaristia la propria esperienza
di convivialità e la apre alla grazia di una convivialità universale, dell’amore di
Dio per il mondo. Partecipando all’Eucaristia, la famiglia viene purificata dalla
tentazione di chiudersi in sé stessa, fortificata nell’amore e nella fedeltà, e allarga
i confini della propria fraternità secondo il cuore di Cristo”.
Tempo segnato da troppi muri
“In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure
e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall’Eucaristia,
diventa un’opportunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono
vincere le chiusure e costruire ponti di accoglienza e di carità. Sì, l’Eucaristia
di una Chiesa di famiglie, capaci di restituire alla comunità il lievito operoso della
convivialità e dell’ospitalità reciproca, è una scuola di inclusione umana che non
teme confronti! Non ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e delusi, disperati
e abbandonati, che la convivialità eucaristica delle famiglie non possa nutrire, rifocillare,
proteggere e ospitare”.
Proteggere i figli degli altri
“La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire.
Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora conosciamo, quali miracoli possono accadere
quando una madre ha sguardo e attenzione, accudimento e cura per i figli altrui, oltre
che per i propri. Fino a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini del cortile!
E ancora: sappiamo bene quale forza acquista un popolo i cui padri sono pronti a muoversi
a protezione dei figli di tutti, perché considerano i figli un bene indiviso, che
sono felici e orgogliosi di proteggere”.
Recuperare convivialità familiare
“Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla
convivialità familiare. E’ vero, oggi non è facile. Dobbiamo trovare il modo di recuperarla: a tavola si parla, a tavola si ascolta.
Niente silenzio, quel silenzio che non è il silenzio delle monache, è il silenzio
dell’egoismo: ognuno ha o la sua televisione o il suo computer… e non si parla. No,
niente silenzio. Recuperare quella convivialità familiare pur adattandola ai tempi.
La convivialità sembra sia diventata una cosa che si compra e si vende, ma così è
un’altra cosa. E il nutrimento non è sempre il simbolo di una giusta condivisione
dei beni, capace di raggiungere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ricchi siamo
indotti a spendere per un nutrimento eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare
all’eccesso. E questo “affare” insensato distoglie la nostra attenzione dalla fame
vera, del corpo e dell’anima. Quando non c’è convivialità c’è egoismo, ognuno pensa
a se stesso. Tanto più che la pubblicità l’ha ridotta a un languore di merendine e
a una voglia di dolcetti. Mentre tanti, troppi fratelli e sorelle rimangono fuori
dalla tavola. E’ un po’ vergognoso, no?”.
Mistero del Convito eucaristico
“Guardiamo al mistero del Convito eucaristico. Il
Signore spezza il suo Corpo e versa il suo Sangue per tutti. Davvero non c’è divisione
che possa resistere a questo Sacrificio di comunione; solo l’atteggiamento di falsità,
di complicità con il male può escludere da esso. Ogni altra distanza non può resistere
alla potenza indifesa di questo pane spezzato e di questo vino versato, Sacramento
dell’unico Corpo del Signore. L’alleanza viva e vitale delle famiglie cristiane, che
precede, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua ospitalità le fatiche e le gioie
quotidiane, coopera con la grazia dell’Eucaristia, che è in grado di creare comunione
sempre nuova con la sua forza che include e che salva”.
Chiesa è Madre di tutti
“La famiglia cristiana mostrerà proprio così l’ampiezza
del suo vero orizzonte, che è l’orizzonte della Chiesa Madre di tutti gli uomini,
di tutti gli abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli. Preghiamo perché questa
convivialità familiare possa crescere e maturare nel tempo di grazia del prossimo
Giubileo della Misericordia. Grazie”.
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