Doping di Stato: è l’accusa contro la Russia da parte dell’agenzia mondiale dell’antidoping. Mosca nega ogni addebito, affermando che dietro la questione ci siano motivazioni politiche. Dalla Russia, Giuseppe D’Amato:
“Non avete il diritto di sospenderci”. Così il ministro federale dello Sport Mutko ha reagito a caldo alla relazione pubblicata dalla Wada, la Commissione indipendente anti-doping mondiale. Il contrattacco russo punta il dito contro ragioni politiche che stanno dietro a questa relazione. Con lo scoppio della crisi ucraina i rapporti tra Occidente e Mosca sono diventati difficili. Adesso pare lo sport ad andarci di mezzo, come accadde ai tempi della Guerra Fredda con le Olimpiadi sovietiche del 1980 e quelle statunitensi del 1984. A non pochi esponenti del mondo sportivo occidentale non è piaciuto come il Cremlino ha gestito le Universiadi di Kazan 2013 e le Olimpiadi invernali di Sochi 2014. Ora la relazione della Wada e presto, dopo le elezioni del presidente della Fifa nel prossimo febbraio, la Russia rischia un processo sulla chiacchierata assegnazione del Mondiale 2018.
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