2015-11-04 13:08:00

Mons. Auza: combattere le discriminazioni per un mondo più giusto


“Razzismo, discriminazione razziale e xenofobia sono un grave affronto alla dignità umana e sono ostacoli imperdonabili alla costruzione di una comunità internazionale impegnata nella promozione dei diritti umani”. Lo ha detto mons. Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York,, parlando ieri alla 70.ma Assemblea Generale dell’Onu.  La dignità umana, ha spiegato, appartiene a ogni essere umano senza distinzione di razza, sesso, origine nazionale o etnica, religione.

Nel mondo, ha ricordato il presule, ci sono attualmente oltre 60 milioni tra rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni, risultato di guerre e persecuzioni. Quindici nuovi conflitti sono scoppiati o si sono riaccesi negli ultimi cinque anni, mentre altri restano irrisolti. Ciò che spaventa di più, ha poi osservato, è che sembra non esserci fine. Pur consapevole delle difficoltà legate alle migrazioni e agli esodi forzati di massa, mons. Auza,  ha però sollecitato a guardare al volto umano della migrazione e a “riconoscere i migranti come fratelli esseri umani, con la stessa dignità e gli stessi diritti di tutti”.

L’osservatore ha quindi chiesto di non etichettare l’altro come “una minaccia al nostro sistema di vita” e di far sì che le crisi possano tramutarsi in opportunità per realizzare un mondo più fraterno e più giusto per tutti. Mons. Auza ha ricordato anche i crimini commessi contro le minoranze religiose ed etniche ed ha lanciato l’appello della Santa Sede alla comunità internazionale affinché “faccia tutto ciò in suo possesso per fermare la violenza di attori non statali che non vogliono altro che violare i diritti umani fondamentali”.

Un invito è stato inoltre rivolto a Stati e governi affinché riconsiderino eventuali leggi nazionali che potrebbero essere all’origine di xenofobia, discriminazione etnica e religiosa, e persino di violenza. E poi agli uomini di religione affinché si rispettino e alimentino dialogo e cooperazione.

“Le discriminazioni razziali, la xenofobia e l’intolleranza – è stata la conclusione di mons. Auza – non  hanno luogo in un mondo impegnato per la pace, un autentico pluralismo e il bene comune di tutta l’umanità”.

L’Osservatore della Santa Sede, il giorno precedente, 2 novembre, sempre di fronte alla 70ma Assemblea generale, era intervenuto su ‘Sviluppo agricolo, sicurezza alimentare e nutrizione’, sottolineando che: “Nonostante gli sviluppi e i successi che in 25 anni hanno fatto uscire dalla fame 215 milioni di persone , e che hanno permesso al 55% dei 129 Paesi in via di sviluppo di raggiungere l’Obiettivo del millennio di dimezzare la malnutrizione, i progressi attuali per ridurre la fame restano ancora diseguali”. 800 milioni di persone continuano a soffrire la fame cronica, la maggior parte delle quali si trovano nel sud-est asiatico e nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Riuscire a raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, quello di sconfiggere la fame entro 2030, sarà possibile solo in società pacificate, sono state la parole di Auza, ne è una prova il mancato raggiungimento degli Obiettivi del millennio da parte di Paesi in conflitto.

“Non possiamo dimenticare che la fame, come tutte le forme di povertà, è esacerbata dalla esclusione”, ha continuato, si potranno quindi eliminare fame e insicurezza alimentare “promuovendo inclusione e solidarietà”. Sconfiggere fame e malnutrizione non è solo una sfida dalle  dimensioni economiche e politiche, ma è soprattutto etica e antropologica. Nel mondo ci sono oltre 500 milioni di aziende a conduzione familiare, la maggior parte delle quali appartenenti a contadini, popolazioni indigene, comunità tradizionali, e altri gruppi rurali. Loro sono una importante parte della soluzione per un mondo libero da povertà e fame. Ed è nella famiglia, è stata quindi la conclusione di mons. Auza, “che si impara a prendersi cura l’uno dell’altro, ad amare l’armonia del creato sostenibile, ed a custodire la nostra casa comune”. (A cura di Francesca Sabatinelli)








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