Anche i leader religiosi della regione si uniscono all’appello lanciato da Medici con l’Africa Cuamm per gli sfollati che vivono nel Western Equatoria, in Sud Sudan. In particolare per la sorte di oltre 80.000 persone che da due mesi sopravvivono a stento nelle boscaglie e nelle giungle della regione di Mundri. In una nota inviata all’agenzia Fides da mons. Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura Yambo, si dà conto della visita che una delegazione del Consiglio interreligioso per la pace dello Stato di Western Equatoria ha effettuato dal 29 ottobre al 2 novembre nella regione del Greater Mundri.
La situazione umanitaria aggravata dalla guerra
I più colpiti sono donne, bambini e anziani, esposti a diverse malattie, in particolare
la malaria. La situazione umanitaria è aggravata dal fatto che continua il conflitto
tra l’esercito regolare e i cosiddetti “Arrow Boys”. I leader religiosi lanciano un
appello per la sospensione immediata delle operazioni militari nell’area per “permettere
l’assistenza in piena regola da parte delle organizzazioni umanitarie agli sfollati
e alle famiglie che vivono nei villaggi”.
Appello per il futuro di migliaia di bambini
Si chiede inoltre di rendere sicure le vie d’accesso alla regione, si esortano i media
a riportare notizie sulla situazione umanitaria dell’area ed ai belligeranti viene
chiesto di valutare il dialogo come la migliore opzione per risolvere il conflitto. Nel
denunciare ogni forma di violenza, i leader religiosi concludono sottolineando che
“sentirsi protetti e sicuri è importante per lo sviluppo di ogni bambino. Un posto
sicuro dove dormire, acqua potabile da bere, cibo sufficiente da mangiare, cure mediche
e accesso all’educazione, aiutano i bambini a crescere per diventare adulti sani,
maturi e produttivi”. (L.M.)
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