2015-11-03 13:40:00

Burundi: popolazione paga scontro governo-ribelli


Amnistia per tutti i ribelli pronti a deporre le armi. E’ quanto riferito ieri dal presidente del Burundi Nkurunziza, a seguito della spirale di violenza riacutizzatasi durante gli scontri che, tra la scorsa primavera ad oggi, hanno portato a oltre duecento persone uccise dopo l’ultima tornata elettorale. Francesca Di Folco sulla natura della crisi ha raccolto l’intervento di padre Claudio Marano, missionario saveriano operante per circa 30 anni in Burundi:

R. – E’ stato anche preso d’assalto il Centre Jeunes Kamenge che è una delle istituzioni del Burundi che da 25 anni opera con i giovani. E’ stato preso d’assalto alle 8 di sera con granate e mitragliate sulle finestre e i danni sono stati solamente alle strutture, fortunatamente non alle persone. Quindi anche lì è un impegno da parte della gente che guerreggia, a distruggere le possibilità che ci sono, a vivere in pace. Abbiamo il governo, con il partito al governo, e l’opposizione e naturalmente si utilizza sempre lo stesso metodo, che è quello di non andare d’accordo né uno con l’altro né l’altro con il primo e chi che paga è la popolazione.

D. – Il presidente ha annunciato un’amnistia a beneficio degli oppositori coinvolti negli scontri purché depongano le armi entro 5 giorni e ha annunciato che se questo avverrà ne seguirà una sorta di formazione civica in cui verrà insegnato ai manifestanti ad amare il loro Paese …

R. - Questo è di ieri. E’ una cosa che lui aveva già fatto altre volte, senza alcuna riuscita. Non è solamente da parte dell’opposizione che si devono deporre le armi ma anche da parte delle milizie del partito e naturalmente nessuno lo fa. Io sono stato in Burundi e ho vissuto per 13 anni la guerra civile che ha seguito la morte del presidente nel ’93 ed era la stessa cosa: cioè, i ribelli utilizzano le armi per andare contro l’esercito, l’esercito utilizza le armi per andare contro i ribelli e quelli che ci rimettono sempre sono i giovani, la popolazione. Purtroppo siamo a questo livello. Ad ogni modo ci sono alcuni che sono a disposizione e se viene trovato ancora qualcuno con le armi questo finisce in prigione e gli altri finiscono in rieducazione, se questo può servire.

D. - Intanto, agli inizi di ottobre l’Unione europea ha congelato i beni e impedito i movimenti di alti funzionari vicini al presidente, accusati di repressione durante le manifestazioni della primavera scorsa…

R. – Sono stati 4 a cui è stata tolta la possibilità di entrare in Europa, ma adesso, dalla settimana scorsa, anche Obama ha ritirato al Burundi un suo statuto particolare che lo vedeva un partner privilegiato - probabilmente questo dopo che il Burundi aveva concesso agli Stati Uniti una grandissima ambasciata a Bujumbura.

D. – La comunità internazionale è chiamata ad intervenire non soltanto per frenare i focolai di violenza locali continui ma anche per le ripercussioni che potrebbero interessare le zone limitrofe dei Grandi Laghi, dopo le elezioni in Rwanda e in Congo…

R. – Sì, questi sono i punti interrogativi, perché non è solamente il Burundi ma anche il Rwanda deve fare le elezioni e anche lì abbiamo un presidente che vuole fare il terzo mandato. Anche l’Uganda, il Congo, tutti quanti vogliono fare un terzo mandato, cose che non sono permesse dalla loro Costituzione e questo porterebbe la zona a una guerra totale.








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