2015-10-30 19:58:00

Siria: sì a transizione e elezioni, ma manca accordo su Assad


Una lenta transizione politica è l’unica soluzione perché in Siria torni la pace, anche se per ora non c’è accordo su modi e tempi. E’ questa a grandi linee la conclusione della conferenza svoltasi a Vienna tra 17 paesi, insieme a Onu e Ue, cui per la prima volta ha partecipato anche l’Iran. Intanto sul terreno oggi nuova strage di civili in un sobborgo di Damasco gestito dai ribelli: oltre 40 le vittime. Il servizio di Gabriella Ceraso

Oggi a Vienna "e' iniziato un nuovo processo diplomatico", anche perche' "ogni soggetto interessato e' stato rappresentato". Siamo tutti convinti di dover trovare “nuove vie negoziali” e di dover preservare “l’unità della Siria”. E’ realistico il segretario di Stato Usa Kerry al fianco il ministro degli Esteri russo Lavrov al termine dei lavori .Con Mosca e Teheran, afferma, restano sostanziali differenze, in primis su ruolo e sorte di Assad, fondamentale per i due alleati, da escludere secondo gli Usa. Tutti però si dicono convinti che le differenze non ostacoleranno più la diplomazia. Lottare l’Is e dare governabilità ad una Siria unita e integra è obiettivo comune: la scelta, dice Kerry, è tra guerra e pace. Gli Stati Uniti, conferma dunque, avanzeranno su due fronti: la diplomazia e il terreno, con lo schieramento nel nord della Siria, di una cinquantina di uomini solo per “assistenza e consiglio” ai ribelli moderati che lottano i jihadisti. Scelta che Mosca critica: sì alla lotta all’Is, ribadisce Lavrov, che vorrebbe un cessate il fuoco ed elezioni sotto egida Onu, lasciando al popolo di scegliere su Assad. Il prossimo incontro internazionale sarà tra 15 giorni circa, con la richiesta all’Onu di "convocare il governo e l'opposizione siriani per avviare un processo politico che porti a una nuova costituzione e a elezioni ".

Tra le città più devastate della Siria, al centro di bombardamenti aerei e di una dura offensiva da terra, è Aleppo, ormai agonizzante, dove in centinaia senza luce e acqua cercano di mettersi in salvo. E’ per loro che la Comunità di S. Egidio lancia l’appello “Save Aleppo”, “salvare Aleppo. Sentiamo Andrea Riccardi, fondatore della Comunità al microfono di Giancarlo La Vella:

R. – Aleppo sta morendo e nessuno ha fatto niente! Non hanno fatto niente le politiche nazionali, non hanno fatto niente le organizzazioni internazionali… E se muore Aleppo, Aleppo on rinascerà. E’ una città della convivenza tra musulmani e cristiani, patrimonio dell’Unesco. E' un mondo che significava molto, perché Aleppo era un messaggio e sta finendo assediata: non ha acqua, non ha luce elettrica e non ho sentito una sola parola su questo.

D. - Le diplomazie internazionali sono riunite a Vienna. Può esistere una soluzione politica alla crisi siriana, senza una soluzione umanitaria?

R. – Lasci cadere "politica", "umanitaria": ci vuole una soluzione, perché questa guerra è una vergogna dell’umanità! E’ una vergona di una comunità internazionale indifferente. E’ una guerra che ha prodotto un mostro come l’Is. Io credo che tutto questo sia sulla bilancia dell’irresponsabilità, dell’impotenza e anche – naturalmente – della follia di un governo, di gruppi armati che si sono sempre radicalizzati. La colpa non è solo all’estero, ma è colpa anche di questa realtà siriana. Però, credo che noi dovremmo fare qualche cosa, perché non si può lasciare morire un Paese così.

D. – Innanzitutto corridoi umanitari, suggerisce la Comunità di S. Egidio. Come è realizzabile un’eventualità del genere con forze sul campo con le quali non è possibile dialogare?

R. – Non è detto che non sia possibile dialogare. Con molte forze sul campo, con parecchie è possibile dialogare, solo che non si è dialogato...

D. – Nel dramma siriano spicca la situazione – certo non la sola, chiaramente – della comunità cristiana. La fuga è l’unica soluzione?

R. – La comunità cristiana soffre molto, ma soffrono anche molto i musulmani. La Siria non è solo un dramma cristiano, ma è anche un dramma cristiano. Ci sono 200 assiri rapiti, dei quali non si sa che fine abbiano fatto nelle mani dell’Is. I cristiani fuggono e anche questa è una perdita irreparabile. Io nella vergogna dell’umanità, che è il dramma di Aleppo, vedo questa situazione incredibile: vedo il dramma dei cristiani e della convivenza islamo-cristiana. La perdita dei cristiani è un danno irreparabile per lo stesso islam e lo si vedrà nei prossimi decenni.

 

 

 

 

 








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