2015-10-30 17:00:00

Rapporto Greenitaly: 1 impresa su 4 in Italia punta sul green


La green economy in Italia produce il 10% di valore aggiunto, crea nuovi posti di lavoro e rilancia il made in Italy. E’ quanto emerge dal “Rapporto Greenitaly 2015”  di Unioncamere e fondazione Symbola, presentato questa mattina a Roma. C’era per noi Elvira Ragosta:

Risponde alla crisi economica con la green economy il 24% delle imprese italiane. Un settore, quello verde, che produce 120 miliardi di euro di valore aggiunto. Crescono anche gli investimenti green che entro fine dicembre interesseranno 120mila imprese. Secondo il rapporto di Unioncamere e Symbola,  produrre in maniera sostenibile aiuta il fatturato e le esportazioni, e crea lavoro: quasi il 15% delle assunzioni previste per fine 2015 riguarda i cosiddetti green jobs, figure professionali “verdi”. La green economy italiana guarda alla Conferenza sul Clima di Parigi del prossimo novembre e sottolinea i primati nazionali in ambito europeo: secondo i dati Eurostat le imprese italiane utilizzano meno materie prime, meno energie, producendo meno rifiuti e meno emissioni. Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola:

R. - L’investimento in ambiente dall’inizio della crisi ha promosso le aziende che hanno scommesso sulla green economy. Sono un quarto delle imprese e sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro. Quest’anno fra i lavori green direttamente indicati e quelli che hanno competenze green, il 59 per cento dei posti di lavoro dipende da questo tipo di investimenti. Dal punto di vista territoriale ovviamente c’è un peso più forte nelle regioni tradizionalmente più manifatturiere,  come la Lombardia e il Veneto, ma in realtà è un ragionamento che interessa tutta l’Italia e tutti i settori, dall’agricoltura alla manifattura, dal made in Italy alla meccatronica. L’Italia, incrociando i suoi tradizionali punti di forza, innovazione, qualità bellezza, con la green economy rafforza il suo ruolo nel mondo. E in questo passaggio simbolico di testimone che c’è fra l’Expo di Milano e la Cop21 di Parigi sui mutamenti climatici, entra in campo anche l’idea di un’economica che deve essere diversa. In questo io penso che ciò che il Papa dice nella sua Enciclica “Laudato si’”, che non puoi affrontare il problema ambientale se non parli anche di finanza, di emarginazione, di cambiamento dei comportamenti, trova in questo rapporto una sua conferma perché c’è un’Italia in cui un’economia a misura d’uomo può essere messa a servizio del futuro.

D. - Cosa spinge un imprenditore a convertirsi al green o a iniziare una sua impresa green?

R. - Io penso che conti molto l’istinto animale, nel senso che in qualche caso ci sono state anche delle politiche - penso al credito di imposta, all’ecobonus - ma in realtà quello che si vede in molti settori è che anche senza le politiche i cromosomi dell’Italia spingono nella direzione di politiche virtuose.

“La sostenibilità e la difesa dell’ambiente fanno sempre più parte del nostro modo di vivere” afferma il presidente di Unioncamere, Ivan lo Bello, che sui dati del Rapporto aggiunge:

R. - In questi anni abbiamo vissuto un grande cambiamento del nostro Paese. Tutti i dati sulle aziende che hanno una fortissima capacità green sono tutti dati importanti. Ci sono aziende che hanno una marcia in più rispetto al resto del Paese. Quindi siamo dentro una paradigma nuovo che è fatto di cultura green, digitale, tecnologia. E quindi è un’idea nuova e innovativa del Paese. Ovviamente non solo tecnologia e green ma anche la capacità di creare una forte coesione sociale intorno a questo grande cambiamento del nostro Paese. Quindi continuiamo in questa vicenda che abbiamo avuto sempre in questi anni: ogni anno il green e l’innovazione sonosempre di più l’elemento fondamentale . Credo che sia ormai un passaggio importante, forte, che insieme alle tecnologie e al digitale sarà il vero cambiamento del nostro Paese.








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