CARNE CANCEROGENA?
La soluzione passa per una maggiore attenzione del consumatore al momento di fare la spesa. Un gesto che può aiutare una sana alimentazione con benefici per la salute è quello di leggere bene l'etichetta al momento dell'acquisto della carne rossa lavorata o degli insaccati. E' infatti l'etichetta a indicarci se la carne o i salumi che acquistiamo hanno al loro interno sostanze nocive, alla lunga, per la salute come i sali nitrito o il nitrato.
Ne parliamo con il prof. Umberto Longo, medico, docente di 'Nutrizionismo' presso l'Università di Tor Vergata di Roma, Giovanna Parmigiani, presidente della Federazione nazionale di Prodotto di Confagricoltura e Rolando Manfredini, responsabile Sicurezza Alimentare di Coldiretti.
I MANGIMI CHIMICI
Per il prof. Longo, la soluzione "non è quella di eliminare la carne dalla nostra alimentazione". Serve certamente "un consumo corretto di carne", ma il problema delle sostanze nocive è antico, "da quando sono state introdotte sostanze chimiche nell'allevamento del bestiame".
Secondo Rolando Manfredini, responsabile Sicurezza Alimentare Coldiretti, allargare lo sguardo sulla sicurezza degli alimenti è quello di rafforzare il sistema normativo italiano e europeo sugli alimenti, per rafforzare un consumo del cibo consapevole da parte di tutti.
"Non creiamo allarmismi", afferma Giovanna Parmegiani, presidente della Federazione nazionale di Prodotto di Confagricoltura. "Affidiamoci soprattutto a riscoprire la dieta mediterranea ed a consumare il cibo con la responsabilità".
IL LIBERO SCAMBIO UE USA
Coldiretti e Confagricoltura concordano nel porre attenzione anche alle conseguenze dell'accordo di libero scambio Ue- USa, il Ttip, che rischia di rivedere al ribasso il sistema normativo italiano europeo che limita, nei cibi, additivi e sostanze potenzialmente dannose alla salute umana. Accordo che la Commissione europea pensa di chiudere nel 2016, aprendo le frontiere a prodotti americani, come la carne con estrogeni la cui vendita è oggi vietata in Italia.
Un allarme, quello dell'OMS, sulle carni rosse lavorate, che rischia di colpire l'agricoltura tradizionale dei Paesi del Mediterraneo, a vantaggio di multinazionali del settore agroalimentare, interessate ad estendere il proprio giro di affari in quei Paesi dove oggi non riescono per tradizioni e culture gastronomiche a fare affari.
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