2015-10-29 14:33:00

Giornata contro la tratta: la migrazione raccontata ai ragazzi


In occasione della Giornata europea contro la tratta degli esseri umani, celebrata lo scorso 18 ottobre, il Liceo "Eugenio Montale di Roma, in collaborazione con la Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo, ha organizzato un incontro destinato a far crescere la coscienza civile sul tema delle migrazioni. Per noi c’era Corinna Spirito:

Sono circa 104mila i migranti arrivati in Italia nel corso dell’ultimo anno. Ognuno porta con sé una storia di sofferenza, paura e speranza. Gli studenti del Liceo Montale di Roma hanno ascoltato quella di un ventitreenne del Mali, che ha impiegato ben due anni a raggiungere la Sicilia

R. – Io mi chiamo Sanogo Alolibadara e vengo dal Mali. Sono arrivato in Italia l’anno scorso, nel 2014. Nel mio Paese – il Mali – nel 2012 è scoppiata una guerra: c’erano tanti ribelli che hanno occupato la maggior parte del mio Paese; le scuole erano chiuse e abbiamo cominciato ad avere molte difficoltà per vivere. Ho spiegato a mia madre che volevo fuggire per cercare la pace, ma non avevo soldi: così ho venduto il mio motorino per affrontare il viaggio. Inizialmente ho pensato di andare in un Paese vicino al Mali, perché non volevo andare molto lontano dal mio Paese. Sono andato in Niger, dove sono rimasto sei mesi: ho cercato un liceo, ma il problema era che dovevo pagare, perché il Niger è un Paese in cui non c’è scuola pubblica per tutti e dove anche poter lavorare è molto difficile. È un Paese molto povero. Ho quindi lasciato il Niger per andare in Libia, continuando così il mio viaggio. Ho attraversato il deserto, ho impiegato 15 giorni per attraversarlo. Alla frontiera mi è arrivata la notizia che in Niger avevano venduto i ribelli che erano arrivati alla frontiera e io ho fatto tre mesi di prigione. Sono poi riuscito a scappare e ad arrivare nella prima città della Libia, che si chiama Saba. Lì ho vissuto sei mesi e ho cercato di fare i soldi per continuare il viaggio, per arrivare nella capitale Trablus (Tripoli). Lì ho trovato un vero amico, che mi ha aiutato tanto: mi ha cercato un lavoro e mi ha cercato un liceo dove poter studiare. Dopo cinque mesi che ero lì a Trablus è scoppiata la guerra e i ribelli hanno occupato tutte le scuole di stranieri: non volevano vedere niente di straniero, perché dicevano che gli stranieri hanno aiutato il presidente per arrivare alla guerra. Da quel momento abbiamo cominciato ad avere grandi difficoltà per vivere lì… Ho cercato allora di fuggire per riuscire a trovare un luogo tranquillo in cui continuare a vivere e a studiare. Ho pensato di venire in Europa, in Italia… Però inizialmente non volevo partire, perché ho paura del mare: nel mio Paese non c’è il mare e quella sarebbe stata la prima volta in cui avrei visto il mare. Ma ero obbligato a fuggire! Abbiamo organizzato questo viaggio, insieme ad altre 97 persone, con un piccolo gommone… Abbiamo passato quattro giorni in mare: al quarto giorno l’acqua era finita e non c’era più cibo; anche la benzina era finita. Abbiamo incrociato una nave petroliera: loro ci hanno salvato e ci hanno portato in Italia, a Siracusa. Sono rimasto in Siracusa tre settimane e poi mi hanno trasferito a Roma. Qui ho incontrato la Comunità di Sant’Egidio: ho spiegato loro il mio problema e mi hanno aiutato a cercare una scuola. L’anno scorso ho fatto la terza media e la formazione informatica; quest’anno sto facendo la scuola serale per diventare idraulico e la scuola di mediatore. Adesso posso dire che la mia vita è stata salvata, perché sono tranquillo, frequento la scuola e sto bene in Italia. Quindi ringrazio l’Italia per l’accoglienza e ringrazio soprattutto la Comunità di Sant’Egidio. Io sono musulmano, ma in questa Comunità ho trovato il calore di una famiglia: io non ho nessun familiare in Europa… Loro hanno fatto di tutto per me e quindi devo ringraziare proprio la Comunità di Sant’Egidio.

La storia di Sanogo è quella di tanti giovani migranti che vengono salvati proprio dai progetti di accoglienza e integrazione, come quello della Comunità di Sant’Egidio o come Mediterranean Hope, promosso dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, di cui ha parlato la vicepresidente Gabriela Lio:

R - Nella nostra iniziativa, intanto, “accoglienza” è la parola d’ordine. Abbiamo un Osservatorio a Lampedusa e abbiamo aperto una casa a Scicli, in cui ospitiamo donne con bambini; adesso – insieme alla Comunità di Sant’Egidio – stiamo approntando un modello di aiuto umanitario, attraverso i corridoi umanitari, con un visto per problemi umanitari. È un modo diverso di attraversare le frontiere, senza quindi dover mettere in pericolo la propria vita.

La Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo ha sostenuto l’incontro al Liceo Montale perché il valore della solidarietà e del rispetto dei diritti umani passa soprattutto attraverso i giovani.








All the contents on this site are copyrighted ©.