2015-10-28 08:18:00

Somalia. Da Radio Kulmye riparte la speranza di rinasciata


Il presidente della Somalia Sheikh Mohamud ha rimosso il sindaco di Mogadiscio, Mohamed Hussein per essersi opposto alla costruzione di muri di protezione contro gli attacchi dei miliziani di al-Shabab legati ad al-Qaeda. Intanto nel Paese si mescolano caos e speranza Daniele Bellocchio è andato a visitare “Radio Kulmiye” nella capitale Mogadiscio:

Corso Somalia è un susseguirsi di posto di blocco: militari dell'esercito somalo, uomini della polizia, milizie private. Bisogna percorrere tutto il viale e superare i check point prima di arrivare alla redazione di Radio Kulmye, l'emittente della capitale somala che offre un'informazione indipendente e per questo nel mirino dei terroristi di Al Shabab e pure del governo. Per accedere all'ultimo piano dell'edificio, dove ha sede la redazione, proprio difronte al vecchio teatro nazionale, occorre entrare dall'ingresso secondario e nel minore tempo possibile salire le scale cercando così di passare inosservati. Il motivo lo si capisce appena si spalanca la porta blindata degli uffici dove uno striscione riporta i volti di tutti i giornalisti somali uccisi dal 2007 ad oggi e ben 6 colleghi sono morti all'interno della sede di Radio Kulimye. Il vicedirettore, Burhan Dini Farah, spiega infatti che Al Shabab ha attaccato la loro emittente con 5 kamikaze perchè la considera un obiettivo da eliminare dal momento che non supporta la causa islamista e seduto alla scrivania accanto a lui c'è Nur Mohamed Alì, uno speaker che nell'ultimo attacco ha perso entrambe le gambe, ma non la voglia di battersi per la verità e il futuro del suo Paese. E' dal tetto di questo vecchio palazzo che si ha la giusta prospettiva per comprendere la Somalia d'oggi, ascoltando infatti le testimonianze dei giornalisti si scopre che l'ex colonia italiana sta conoscendo un momento migliore rispetto agli anni passati. La guerra infatti ha calato d'intensità, la popolazione ha voglia di ritornare a vivere e gli jihadisti stanno attraversando una crisi interna e hanno subito numerose perdite. Allo stesso tempo però si scopre che Al Shabab non smette di compiere azioni mirate contro i governativi, i reporter e le truppe internazionali. Non mancano le critiche nei confronti del governo accusato di corruzione, di cattiva gestione degli aiuti umanitari oltre che di favorire alcuni clan rispetto ad altri. Nel 2016 dovrebbero tenersi le elezioni presidenziali, ma niente è stato definito con chiarezza. Il passato di guerra e il futuro di speranza si contendono quindi il presente somalo che resta in bilico tra un abisso di morte ventennale e un desiderio di ritorno alla vita, che seppure lieve, è comunque presente.








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