2015-10-28 19:17:00

Nasce l’Associazione Nazionale criminologi e criminalisti


Presentata a Palermo l’Associazione Nazionale criminologi e criminalisti che ha come obiettivi riunire un gruppo di professionisti del settore a disposizione della magistratura in modo che vi sia certezza di un lavoro svolto bene a livello di consulenze tecniche  all’interno del processo penale, prevenire il crimine e promuovere un cultura della legalità. Alessandra Zaffiro

“Quando c’è un crimine l’attenzione è molto rivolta all’autore di reato, la vittimologia è uno studio per arrivare al reo. Ma è pur vero che non sempre la vittima è un cadavere, c’è una persona che ha subito una violenza che sia psicologica, fisica che va tutelata, protetta e alla quale bisogna ridare la fiducia che ha perso”. Così la presidente dell’Ancrim, Deborah Capasso De Angelis, intervenuta a Palermo all’incontro promosso dall’Associazione ‘Quarto Savona Quindici’, nome in codice della scorta del giudice Giovanni Falcone, presieduta dalla vedova del caposcorta, Tina Montinaro. “Le manifestazioni di reato che oggi avvengono dentro le quattro mura, violenza sui bambini, sulle donne, tante espressioni nuove che si trovano nella rete, in internet con delle nuove forme di criminalità ci pongono delle domande e dei grandi interrogativi”, ha dichiarato don Luigi Ciotti, intervenuto all’incontro. Sul tema della legalità il presidente di Libera si dichiara molto critico “perché la legalità è una bandiera che oggi tutti usano.  E’ una parola che viene abusata, in sostanza ce l’hanno rubata, ce l’hanno svuotata del suo senso profondo del suo grande significato. La legalità per molti è diventata malleabile e sostenibile: se mi conviene, rispetto le regole – spiega don Ciotti – se non mi conviene faccio i fatti miei. La legalità non è neppure un valore: è un pre requisito, è lo strumento, il mezzo  per raggiungere un obiettivo che si chiama giustizia, che comincia dalla giustizia sociale”. Sulla percezione del crimine, per don Ciotti “le condizioni sociali possono influire moltissimo.

Ricerca della Coldiretti su criminalità e lavoro
Secondo una ricerca della Coldiretti presentata a Cernobbio, il 61% di disoccupati che hanno famiglia dichiara di essere disposto ad accettare un posto di lavoro anche se si sa che lì la criminalità organizzata ha investito per riciclare denaro. C’è di più: uno su dieci sono persone disposte, in un momenti grande fatica, sia ben chiaro, a commettere consapevolmente delle azioni illegali pur di avere un lavoro. Quindi – sostiene il presidente di Libera -  dobbiamo riflettere su quello che sta succedendo nel momento in cui in Italia abbiamo milioni di povertà relativa, milioni di povertà assoluta. Questo non vuol dire giustificare, semplificare, ma è nostro dovere essere qui anche per comprendere quali meccanismi stanno dietro a queste sofferenze, fatiche, ansie e preoccupazioni. Come, però, mi sconcerta il pensare come uno su cinque, quindi quasi il 20%, non ha problemi a recarsi in pizzerie, bar, ristoranti gestiti dalla criminalità. E’ questo che mi preoccupa di più, perché vuol dire che c’è una mafiosità, una superficialità delle scorciatoie di fronte alle quali dobbiamo porci delle domande”.








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