2015-10-27 07:58:00

Siria. Contatti tra Putin e Al Saud. In migliaia in fuga


Sempre più drammatica la situazione in Siria. Migliaia le persone in fuga: 350 mila i morti in oltre quattro anni di guerra civile affiancata dalla guerra contro l’Is. E mentre continuano i contatti tra le diplomazie internazionali per disinnescare la crisi, il Paese è alle prese anche con una grave epidemia di Poliomielite. Il servizio Massimiliano Menichetti:

Centotrentamila persone in fuga sfollate dall'inizio di ottobre nel governatorato di Aleppo, Hama e Idlib. Uomini donne e bambini che fuggono per le bombe di americani e russi – 285 gli obiettivi centrati dal Cremlino in tre giorni – una popolazione in fuga anche dai tiri degli oppositori contro il regime di Assad, ma anche dall’artiglieria dell’esercito e dalle violenze del sedicente Stato Islamico che solo ieri ha decapitato e fatto esplodere prigionieri legati alle colonne del sito di Palmira. Oggi, ad Aleppo si lavora comunque per riparare la Chiesa di San Francesco. Due giorni fa, una bombola di gas è stata lanciata sulla cupola mentre padre Ibrahim Alsabagh, francescano della Custodia di Terra Santa, stava celebrando la Messa. "Non è la prima volta che cercano di colpire la nostra chiesa – spiega ad Aiuto alla Chiesa che soffre – ma finora non ci erano mai riusciti". Fortunatamente, aggiunge, la bombola di gas non è esplosa a contatto con la struttura, ma mentre stava rotolando lungo il tetto e questo ha evitato la strage. Intanto, sul fronte diplomatico continuano i contatti. Ieri, il presidente russo, Vladimir Putin, e il re Salman bin Abdulaziz Al Saud dell'Arabia Saudita hanno avuto una conversazione telefonica. Sul tappeto la crisi siriana e i possibili sbocchi politici. E sulla crisi si abbatte anche una grave epidemia di poliomielite, conseguenza della devastazione e mancanza di vaccinazioni.

Per una una fotografia degli attori che si stanno fronteggiando in Siria, l'opinione di Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa:

R. – Si stanno fronteggiando il regime di Assad e le forze lealiste supportate dall’Iran e dalla Russia e abbiamo un fronte eterogeneo che mette insieme alcuni gruppi di ispirazione apertamente qaedista e islamista, scortati da Turchia, Qatar e Arabia Saudita e Is che rappresenta un po’ la variabile impazzita, il "cavallo pazzo" che a mio avviso però nella crisi siriana ha un’incidenza assolutamente inferiore rispetto alla guerra civile irachena.

D. – In questo contesto, il primo ministro turco Davutoglu ribadisce: “La crisi siriana non può essere risolta senza l’intervento della Turchia” …

R. – La Turchia è un attore importante che ha un ruolo ben preciso in Siria; non dimentichiamoci che è stato il Primo paese nel 2011 a parlare apertamente di cambiamento di regime in Siria. La Turchia ha due diramazioni che combattono Assad in Siria, non ha fatto nulla in questi anni per bloccare l’afflusso di militanti jihadisti di tutte le risme in Siria. Per cui esattamente come l’Iran, l’Arabia Saudita, Stati Uniti e Russia è uno degli attori più importanti della crisi siriana.

D. – In questi quattro anni di conflitto, il ruolo della comunità internazionale nei confronti di Assad è stato diverso. Ora sembra esserci di nuovo una propensione al dialogo rispetto ad una strategia militare…

R. – Assad oggi gode del supporto della Russia per cui oggi non cadrà mai in mano militare. Per cui, bisogna rendersi conto, bisogna capire, l’Occidente prima di tutti deve farlo, che tra questa posizione – cioè abbattere un regime di Assad e di fatto portare la diffusione dell’islamismo in Siria – ci può essere un’alternativa più realistica, quella di un compromesso tra gli attori di cui parlavo in precedenza, che nel breve periodo salvi Assad per poi favorirne l’uscita controllata ed una transizione pilotata.

D. – I ribelli siriani sono gli stessi della prima ora che combattevano la guerra civile?

R. – Oggi, di fatto, la guerriglia anti-Assad, tolta Is, è composta da tre soggetti precisi e molto forti: Al Nusra, la branca di Al Qaeda in Siria, Ahrar Al Sham, Jaish Al Fateh, che sono due gruppi salafiti supportati dall’Arabia Saudita e dalla Fratellanza musulmana saudita, soggetto sostenuto da Turchia e Qatar. Quindi, questo è lo scenario.

D. – Dunque, i ribelli non hanno più il volto di quattro anni fa…

R. – Credo che quel volto lo abbia avuto per pochi mesi, esattamente i mesi che sono stati necessari agli attori esterni per mettere le mani sulla crisi siriana e ai gruppi estremisti e jihadisti di prendere il controllo. È stato veramente un tempo breve, rispetto al quale l‘Occidente non ha fatto sostanzialmente nulla se non osservare con un certo distacco gli eventi, pensando che una sorta di mano invisibile democratica dovesse condurre il processo politico che si stava sviluppando in Siria a un approdo sicuro, che era quello della democrazia. In realtà, come insegnano i maestri del realismo politico, i processi politici vanno guidati, altrimenti diventano improduttivi nei risultati che si prefiggono.








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