2015-10-23 14:12:00

A Roma il "Today Family!", un convegno sui temi sinodali


Quattro giorni per riflettere sulla famiglia e sul suo futuro nella società, in coincidenza con la chiusura del Sinodo dei vescovi. E’ questo l’obiettivo dell’ evento "Today Family!", iniziato ieri a Roma nella Basilica di San Crisogono e in programma fino a domenica. Durante l’iniziativa si alterneranno dibattiti, momenti di preghiera e di incontro. L’apertura ieri con il Convegno sul tema “Famiglia 2015, uno sguardo”. Il servizio di Marina Tomarro:

Uno sguardo sulla famiglia e il suo posto nella società, passando attraverso le dinamiche di quelle politiche che spesso non riescono ad aiutarla fino in fondo e su come la Chiesa possa concretamente essere vicina ad essa. Sono stati questi i temi principali del convegno al "Today family!". Ascoltiamo Filippo Savarese, portavoce de "La manif por Tous Italia":

R. – Oggi, viviamo un momento di frattura, ma una frattura che può essere ricomposta. Quello di cui ci stiamo rendendo conto è che la prima necessità della famiglia è riscoprire il suo perché nella società, il suo perché antropologico. Questa nave della famiglia sta chiaramente in mezzo a una burrasca, ma anche grazie al Sinodo e anche grazie alle parole e all’attenzione pastorale che Papa Francesco sta mettendo intorno a questa urgenza io credo che noi potremo dare una risposta, di nuovo, a questa domanda: far capire alle nuove generazioni il perché sia fondamentale capire la propria identità di essere uomo e di essere donna e capire che questa identità porta la miracolo della generazione della vita.

D. – In che modo la famiglia, oggi, può aiutare la Chiesa per l’evangelizzazione?

R. – La famiglia è il nucleo che trasmette la fede di generazione in generazione: padri e madri che testimoniano che cosa è significato per loro vivere la fede e lo testimoniano ai loro figli. Noi vediamo che la crisi della famiglia sta comportando anche, in una certa misura, la crisi della Chiesa, la crisi cioè della fede, perché si è perso il nesso di testimonianza. Allora, in tal senso, anche tornare a far parlare genitori e figli di questioni essenziali per la vita, esistenziali come la fede in Dio e in Gesù Cristo, può dare una svolta veramente alla vita della Chiesa.

E questo Convegno si svolge alla vigilia delle conclusioni del Sinodo sulla famiglia. Ma cosa si ci aspetta? Ascoltiamo Linda Borzi presidente Acli provinciali di Roma.

R. – Io credo che i Padri sinodali non daranno delle soluzioni alle famiglie di oggi, ma daranno un cammino. Noi siamo una organizzazione – quella delle Acli – che a Roma incontra in un anno circa 100 mila persone: sono poche o molte, dipende, ma ci rappresentano una realtà e il loro bisogno di concretezza, fatta di piccole cose, fatta di servizi, fatta di una conciliazione fra la famiglia e il lavoro, che in una città come Roma ha un significato… Quindi, noi dai Padri zinodali ci aspettiamo un orizzonte di speranza e siamo certi che questo arriverà per la famiglia.

D. – In che modo oggi si può aiutare la famiglia a superare le difficoltà e, allo stesso tempo, incoraggiare i giovani a formare famiglia?

R. – Bisogna incoraggiare i giovani a formare una famiglia facendo capire loro che la famiglia è un pilastro della società. San Giovanni Paolo II diceva: “Se sta bene la famiglia, sta bene la società”. Quindi, ai giovani bisogna far capire che fare famiglia significa anche un atto di responsabilità sociale nei confronti della comunità.

D. – In che modo anche le istituzioni possono dare una mano alla famiglia?

R. – La possono dare in tante maniere, perché le istituzioni possono e devono fare una politica a misura di famiglia. Mi riferisco a una politica fiscale che aiuti le famiglie, perché i figli non sono un bene privato, ma sono un bene della comunità: quindi la famiglia è anche la culla del futuro. E lì bisogna investire con politiche familiari, che non siano politiche residuali, che non siano solo politiche di welfare, ma che siano politiche di sviluppo.

L’incontro  si è svolto nella festività di San Giovanni Paolo II e in suo onore è stato messo in scena il testo teatrale scritto da un giovane Karol Woityla, “La bottega dell’ Orefice”, storia di una coppia, Andrea e Teresa, che superano le crisi ripercorrendo quei momenti che li hanno fatti innamorare. Il regista Antonio Tarallo.

 R. – Vuole raccontare il desiderio dei giovani e la volontà di formare una famiglia e penso che sia importante, in questo momento in cui regna l’individualismo. Nella bottega c’è una bellissima battuta, in cui si dice: “Uscire fuori dal mio Io”. Lo dice Andrea… Ecco, forse siamo partiti proprio da quello, dall’uscire cioè fuori dal proprio "io" e nasce dall’idea di dire: cerchiamo di poter creare un ponte verso l’altro. In fondo, è l’amore eterno…

Lo spettacolo sarà replicato, questa sera e domenica alle 20.45, mentre sabato ci sarà un rappresentazione speciale alle 17, dedicata ai senza fissa dimora, che vivono nella zona.








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